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È vero che qui più che altrove, in un Sud Italia privo di cautele di sorta, l’arte abbia un infinito discorso da sbobinare, una lezione mai conclusa con i suoi allievi. È vero anche che ci si era spinti nel sottosuolo molto tempo prima che le verticalità fossero estinte, che cioè tutte le altezze ripide e precipitose del panorama artistico napoletano fossero terminate. Ma la volontà di contaminare il paesaggio con segni è certamente tridimensionale. Dunque, gli scavi mai estinti, le indagini e i fiumi di parole sulle tele e le immense volte e architetture, procedono di pari passo a una voglia nuova, naturale e assai prevedibile: riabilitare quelle scoperte archeologiche a un uso, meglio se non quello originario. E farle rivivere.
Un processo del genere si è innescato per l’Acquedotto Augusteo del Serino, opera del I Secolo rinvenuta nel 2011 nell’Area Borgo Vergini, vivissimo Rione Sanità, oggi centro di un circolo virtuoso di passioni emergenti. Finalmente fortunata, quest’area accoglie impulsi viventi, non più passivi ma esposti al contemporaneo. Da questa esposizione al basso, curiosamente calante, nasce Underneath the arches, progetto a cura di Alessandra Troncone e Chiara Pirozzi, in collaborazione con l’Associazione Vergini Sanità.
Il primo appuntamento del programma espositivo vede un’installazione dell’artista messicano Arturo Hernàndez Alcàzar (Città del Messico, 1978), nella quale l’ossequio all’opera d’ingegneristica romana non crea soggezione ma suggerisce, invece, buone influenze. Blind Horizon, titolo del lavoro, riguarda il quasi silenzio della terra, la presenza di un’acqua fantasma e l’aspirazione a sentirne lo stillicidio lontano. Il dialogo con il tempo archeologico, disciplinato e metodico, viene fuori da un adattarsi reciproco tra le due parti, quella che scopre e quella che viene rivelata. L’artista ascolta il luogo che gli è stato destinato, è palese il tempo che ha trascorso a Napoli e evidenti sono le sonorità che ne ha raccolto. L’architettura è rispettata, in sé resta intatta, innocuo cubicolo, uno dei tanti della città. Ma Hernàndez Alcàzar, con un sapiente gioco di suoni – otto megafoni legati da fili visibili – costruisce un luogo che è insieme tanti luoghi della città, che vuol essere allusivo e sensoriale.
Arturo Hernández Alcázar, Blind Horizon, 2018, Veduta dell’installazione. Acquedotto Augusteo del Serino, Napoli. Photo: Antonio Picascia
L’amore per queste esperienze di residenza, tanto diffuso quanto apprezzato da artisti e curatori, è comprensibile e ovviamente tanto più semplice risulta il lavoro quanto più stimolante è la città che lo ospita. In tal senso, Napoli esplode di continuismi che la rendono attaccata a un tempo proprio, singolare, a cui attingere a piene mani. Non c’è da stupirsi allora se l’installazione sembri realizzata non nel luogo ma per il luogo, che sia una sorta di elemento di amplificazione della poesia che il sottosuolo ha conservato. Di megafoni si parla, dopo tutto.
Simbolo di una civiltà costruttiva, l’acquedotto è il trait d’union giusto per quel legame tra antico e contemporaneo che le curatrici del progetto mirano a cementare. E su questa linea continuerà il progetto “sotto gli archi” dell’antica conduttura, il cui prossimo appuntamento, previsto tra novembre e dicembre 2018, avrà come protagonista l’artista Hera Büyüktaşcıyan (Istanbul, 1984) che «nelle sue opere e installazioni site-specific ha spesso lavorato sull’acqua come portatrice di storie, riferendosi nella sua pratica alla natura fluida della memoria».
Al di là delle trovate artistiche, del guizzo più o meno geniale di un autore che porta la propria firma a una struttura, domina, nell’intero progetto, l’intuizione dell’acqua come legame vero, profondo, con la parte antica della città. E l’idea di un passato che irrompe violentemente dalle sue parti più intime, spaventando i passanti, torcendo i confini, muovendoli a proprio piacimento, anche verso un clima migliore. Il passato è, a conti fatti, dentro di noi, tra gli organi, tra le paure, gli orgasmi e le aspirazioni.
Elvira Buonocore
Mostra visitata il 20 aprile 2018
Dal 24 marzo al 2 giugno 2018
Arturo Hernàndez Alcàzar, Blind Horizon
Acquedotto Augusteo del Serino
Via Arena Sanità, 5 – Napoli
Info: aquaugusta.contemporaryart@gmail.com