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Artisti di svariato calibro, passando per Napoli, hanno cercato di racchiudere nelle loro opere le sensazioni, i colori unici, gli odori provenienti dalle case, le urla assordanti di questa città e non sempre la realizzazione ha soddisfatto le aspettative o la realtà vissuta. Ma, entrando nella sala che ospita la personale di Calixto Ramirez (Reynosa, 1980), a cura di Davide Sarchioni e con la collaborazione di Claudia Borrelli, è facile cogliere l’anima di Napoli in piccoli dettagli rappresentati in chiave personale, in sei lavori inediti che mostrano la personalità dell’artista a 360°, con l’utilizzo di quasi tutte le pratiche artistiche. L’artista è stato selezionato nell’ambito del progetto Level 0 di Artverona 2015, per presentare la sua attività negli spazi del Museo del Novecento a Napoli di Castel Sant’Elmo. “Cuatropasos” è il titolo del progetto, caratterizzato da quattro tappe e dedicato all’attraversamento di diverse città, tra cui Napoli, ed è anche un riferimento esplicito al modo di dire “fare quattro passi”, una passeggiata come incipit del lavoro.
L’istallazione che accoglie lo spettatore ha come soggetto l’aspetto che, forse, maggiormente ha colpito Ramirez, ovvero la quantità smisurata di venditori ambulanti che, con le loro tecniche persuasive, sono capaci di vendere qualsiasi cosa a chiunque, mettendo in secondo piano il prodotto in sé. è proprio questo concetto che l’artista applica in un lavoro in cui su dei cartoni e teli impolverati stesi sul pavimento sono segnate solo le sagome di svariati oggetti ritrovati per strada, evidenziando così la loro caducità e “invisibile” concretezza.
Altra realtà colta da Calixto, sia per la sua persistenza che per l’inevitabile confronto con la sua terra d’origine, il Messico, è la presenza di mendicanti intenti a chiedere l’elemosina. Tre mani giunte, in ottone, tendono altrettanti cappelli verso il pubblico e unendoli cromaticamente formano la bandiera italiana, simile a quella messicana. Gli aspetti più folcloristici della città sono evidenti nelle tre opere in fondo alla sala: partendo da sinistra, una stampa fotografica composta da sei dettagli racchiude l’immagine dei panni stesi nei vicoli di Napoli – anche se gli scatti sono stati fatti in un viaggio a Marrakesh – biancheria di quelle case dove donne indaffarate preparano instancabilmente i pasti. Proprio a questo aspetto si lega un’altra opera, un paniere calato dall’alto e pieno di vongole, in cui vi è immerso uno scarpone di ferro, chiaro riferimento al lavoro del pescivendolo e al legame che ha questa terra col mare, dove la corda è il simbolo dell’ascesa del focolare domestico fino ai vicoli del centro storico. In un angolo, un video è proiettato su una porta: l’artista lotta con un lenzuolo bianco, ancora in rapporto agli abiti stesi sui balconi, ma anche simbolo della Liberazione del 25 Aprile. Si può notare come non manchino, in questo racconto molto critico e riflessivo, accenni al cuore culturale della città, come nella tela gialla e rossa trafitta da un ascia, colori che sicuramente la rappresentano come città mediterranea, in richiamo allo stemma del comune di Napoli e che, al contempo, fanno pensare alla passione con la quale la città lotta, ancora oggi, per la sua “liberazione”, come fece nelle Quattro Giornate del 1943. Il lavoro che racconta meglio l’intera vita di questa metropoli è il muro di mattoni color ruggine, sul quale è evidenziata una solcatura circolare, un dettaglio che conduce l’attenzione sull’erosione delle architetture di Napoli, sugli avvenimenti storici che hanno segnato profondamente questa terra e la sua memoria, oppure, una lettura più leggera ma non meno forte, solo un segno dei tanti palloni calciati contro queste mura dai bambini che, ancora, giocano per strada.
Chiara Barone
mostra visitata il 21 maggio
Dal 22 maggio al 2 luglio 2016
Calixto Ramirez, Cuatropasos/Napoli
Museo del Novecento a Napoli, Castel Sant’Elmo
Via Tito Angelini, 22 – Napoli
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18. Chiuso il martedì.