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Il cielo terso di una mattina di inizio estate illumina l’interno dell’appartamento rimasto disabitato per anni, dove la carta da parati scollata dalle pareti compone inaspettate pieghe e rigonfiamenti, che arrivano a lambire le alte finestre e i bordi dei pochi, poveri mobili rimasti. Ogni passo tra le stanze, piccole ma ben distribuite, rivela le tracce di un abitare semplice ma probabilmente felice, come se gli spazi fossero posseduti da un’antica allegria venata di malinconia, animata da risa di bambini, grida di madri e ambulanti, chiacchiere di vicinato, quasi uscita dalle pagine di Anna Maria Ortese o Elena Ferrante. Una nostalgia dell’abitare che trasuda dalle pareti scrostate, che ospitano fino all’inizio di luglio la mostra “Lo spazio esistenziale. Definizione #1”, curata da Lucrezia Longobardi, interessante curatrice alla sua prima occasione espositiva.
Sei gli artisti invitati, che declinano in maniera differente ma calzante “l’importanza dello spazio come mezzo esistenziale, sentimentale, politico ed esperienziale nella comprensione del reale”. Una scrittura curatoriale semplice ma consapevole, che mira a ricercare un accordo tra opera e contesto in maniera puntuale, ma non esibita né spettacolare, che tende a privilegiare una lettura attenta delle opere, che “tessono una narrazione intima, una disseminazione minima che permette la fruizione del luogo in cui le opere, quasi mimetizzate, partecipano alla riflessione comune sullo spazio esistenziale , declinato nella forma più domestica”.
Lo spazio esistenziale. Definizione #1, vista della mostra
Il percorso si apre con un inedito: un disegno di Francesca Woodman che l’artista aveva realizzato sotto forma di lettera indirizzata al suo compagno di allora, il pittore Giuseppe Gallo. Il foglio, tratteggiato a matita su carta da disegno, era la descrizione dell’ultimo pasto trascorso insieme e contiene molti degli elementi del lavoro fotografico della Woodman, una figura ideale per introdurre la tematica della mostra. Nella stanza seguente troneggia un mobile combusto poggiato su una lastra di marmo: un’opera di Gian Maria Tosatti, che lavora sul concetto di archeologia domestica, composta da reperti sopravvissuti a catastrofi familiari.
Più intimo ma non per questo meno significativo l’intervento di Renata Lucas, che ha aggiunto i sei capitoli del romanzo di Adolfo Bioy Casares Plan de Evasiòn ad altrettanti libri collocati in una libreria a parete, preceduta da una poltroncina per favorire una comoda lettura.
Nella stanza d’angolo dell’appartamento, il grande armadio per abiti con ante a specchio riflette l’opera di Gregor Schneider, un materasso abbandonato per terra con al centro una macchia di liquidi organici, che suggerisce un’esistenza di sofferenza e contenzione, in perfetta sintonia con la ricerca sullo spazio abitativo condotta dall’artista. La stanza più piccola della casa, che doveva essere stata una camera da letto, ospita un tavolino con un vecchio televisore, dove viene proiettato in loop il film di Ettore Scola La Famiglia (1987) che racconta le vicende di una famiglia borghese italiana dal 1906 al 1986 dall’interno di un appartamento nel quartiere Prati di Roma, con molte somiglianze con quello che ospita la mostra. Infine, nel corridoio è installata l’opera Muri parlanti, esposta la prima volta nel 1971 alla galleria Apollinaire di Milano: attraverso due antichi spioncini in metallo si possono ascoltare rumori e poesie sussurrate dalle pareti della casa, come se fosse ancora abitata da fantasmi, in una situazione simile a quella descritta nel racconto Casa tomada dello scrittore argentino Julio Cortàzar. Il progetto, condotto in questa prima occasione in maniera ineccepibile, proseguirà in altri spazi domestici e non, per tratteggiare un ciclo di esposizioni dedicate alla declinazione domestica del rapporto uomo-spazio. Questa prima prova ha dato un eccellente risultato, attendiamo le prossime.
Ludovico Pratesi
mostra visitata il 26 maggio
Dal 3 maggio al 2 luglio 2017
Lo spazio esistenziale. Definizione #1
Palazzo delle Sperimentazioni, Napoli
Orari: da giovedì a domenica dalle 14:00 alle 20:00
Info: www.fondazionemorra.org