Kristine Alksne passa al setaccio il terreno ogni volta che ne calpesta uno nuovo. Ne fotografa la grana scabrosa, e spia con leggerezza furtiva nei nascondigli del suo inanimato segreto. I suoi puzzle sembrano appunti di viaggio, registrati con morbosa attenzione, topografie di paesaggi ricostruiti con buona approssimazione. Ma, al contrario, Vagabondage è una mappa di brulicanti geografie della mente, luoghi sommersi che rischiano di scomparire nelle erudite fantasie postmoderne. Le tessere si dispongono sui pannelli secondo capricciose attrazioni, aderendovi come polveri metalliche lungo le direttrici di un campo magnetico, o come i muschi che attecchiscono ovunque ci sia uno scampolo d’umidità. E si arrotondano sotto la durezza geometrica degli spazi appuntiti della “tela”, perché sospinte da una vocazione irresistibile all’irregolarità. Le sabbie vulcaniche e le zolle erbose, tacendo indizi della loro provenienza, saldano i fantasiosi contorni in una combinazione di imprevedibili incastri, perdendo ogni riferimento terrestre. Il ricordo prende corpo nell’immagine di puri elementi che si animano di rampicanti energie.
Dunque, al deferito racconto dei suoi viaggi, Kristine preferisce il quadro dei suoi spostamenti, e l’inedita possibilità di indicarne sub specie terrae le relative emozioni (onde la predilezione per i ribollenti suoli vulcanici). I piccoli collages in mostra ricompongono paesaggi riconoscibili: ma con le correzioni saltate fuori dai rimestamenti della memoria. I contorni di Alicudi, di Capri e del Vesuvio sono come contenitori vuoti da riempire di dettagli, papier collés e colori.
Per la loro apertura alle variazioni di segno, ai contributi di personali evocazioni, queste opere vanno incontro alla filosofia sperimentale dei galleristi ospitanti, con prototipi concepiti sotto il segno di una virtualità rassicurante, che riabilita l’esistente dall’etichetta dell’immaginario comune, offrendo alla realtà occasioni di riscatto dalle prepotenti abitudini visive.
Il video Krizantemas – Nightrip sequence della passeggiata notturna di Alksne, che si fa luce con il flash della macchina fotografica, consacra il buon senso della sua operazione: tornare alla terra, pur sempre, anche se la distanza può fare paura, e poi soffermarsi su tutto, e farne tesoro, perché sono i “particolari” che rendono viva l’esperienza.
carmen metta
mostra visitata il 12 ottobre 2005
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Nel corso della mia attività ho sentito spesso il bisogno di esprimermi in merito a quanto mi stava accadendo attorno.
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cia kristine da adalberto
un altro successo, non credi???
:)