Una morte seducente. Per raccontare i naufragi, il pericolo nascosto sotto la superficie liscia del mare, la mitologia greca pensò a una figura ibrida, la cui etimologia è ancora poco chiara. Le sirene avvincono con il canto oppure brillano come un miraggio ma, in ogni caso, i loro intenti non proprio rassicuranti erano evidenti già al curioso Ulisse che, desideroso di ascoltarne le parole apportatrici di una conoscenza sovrumana, si fece legare a triplo nodo all’albero della sua nave.
Queste ferali narratrici di storie sono l’allegoria da cui prende le mosse il progetto, intrapreso nel 2014, di Ana Manso (1984) e André Romão (1984) che, dopo una prima esposizione al museo Nogueira Silva di Braga, in occasione della mostra napoletana hanno sviluppato un percorso visivo a quattro mani in cui temi e linguaggi si intrecciano. «Mi interessa esplorare la zona di confine della pittura», quella superficie dove la forma e il colore si incontrano diventando una sola cosa, ha detto Manso che affronta la tradizione dell’Informale recuperando il dinamismo del gesto puro, particolarmente evidente nella serie di pitture murali. Pennellate rapide, distese sulle pareti della galleria, aprono gli spazi al movimento, una ondeggiante sequenza di colore congiunge gli ambienti e diventa sfondo dal quale emergono le immagini fotografiche di Romão. Questo mare descrive una storia poetica, nella sua vasta campitura cromatica agitata da onde che creano profili effimeri e suggestivi.
Le fotografie di Romão si sollevano dai flutti affermando la propria plasticità nell’iconica sovrapposizione di corpi e conchiglie, pelle, muscoli e costituenti inorganici. Nelle immagini, le valve, simbolo di fecondità e di rinascita ma anche del pellegrinaggio e della fugacità dell’esperienza, sono offerte in primo piano, sinuosi mirabilia recuperati dagli abissi. È il dono di un enigma leggerissimo, forse terribile, come le parole cantate da un essere impossibile e attraente.
Questo paradosso del linguaggio e della rappresentazione viene esteso al contemporaneo, esplicitato attraverso l’ironia inconsapevole della cronaca, nell’installazione video ispirata alla storia e alle azioni degli Indiani metropolitani, un movimento contestatario di ispirazione libertaria e vicino ai modi della Beat Generation americana, sorto in Italia sul finire degli anni ’70. Nel filmato, spezzoni di una storica conferenza stampa del 1977 – in cui un giovane e serioso Massimo D’Alema discute con l’indiano metropolitano Gandalf il Viola, portavoce degli Elfi del Bosco di Fangorn, mentre tra il pubblico si riconoscono Gad Lerner e Marcelle Padovani – si alternano con frammenti di un discorso nonsense pronunciato da una donna travestita in malo modo da pellerossa e dettagli del Boxing Ring Sofa del designer Masanori Umeda.
Mario Francesco Simeone
mostra visitata il 27 ottobre
Dal 27 ottobre al 2 dicembre 2015
Ana Manso, André Romão
Galleria Umberto Di Marino
Via Alabardieri, 1 – 80121, Napoli
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 15.00 alle 20.00
Visualizza commenti