Teatrali nei riflessi luminosi, ossessive nell’estensione fisica, dinamiche nel dialogo con il fruitore, le opere di Rudolf Polanszky (Vienna, 1951), policromie di legno e acciaio, sculture ibride di metallo e plastica, potrebbero trovarsi descritte nelle storie cyberpunk di James Ballard o di William Gibson. Residui di un mondo postindustriale decadente, questi materiali di risulta sfavillano di un bagliore intermittente, come display di un sistema in avaria o protesi di androidi in fase terminale.
“Paradox Transformation”, nell’ambito del Progetto XXI e in collaborazione con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, presenta, per la prima volta in Italia, un excursus esauriente sulla ricerca di Polanszky. Gli spazi della Fondazione Morra Greco, che ha promosso la personale a cura di Francesco Stocchi, sono temporaneamente chiusi per ristrutturazione e, protraendo la comparazione letteraria, la scelta della sede espositiva non potrebbe essere più ucronica, retrofuturista. Il percorso, scandito da venti opere realizzate tra gli anni ’90 e il 2015, si snoda negli ambienti tardobarocchi del Museo del Tessile e dell’Abbigliamento Elena Aldobrandini, gestito dalla Fondazione Mondragone. Così, le Ricostruzioni, le Divisioni, le Sculture Transaggregazionali, le Ipertrasformazioni, si innestano tra abiti, tessuti, paliotti e merletti del XVIII, XIX e XX Secolo, in uno scenario steampunk alla Bruce Sterling.
L’artista austriaco recupera gli atteggiamenti dell’Azionismo Viennese, incrocia i motivi dell’Informale con quelli dello Spazialismo, per delineare una narrazione visiva in cui la scarnificazione dell’artificiale è condotta con una precisione clinica che sfocia in un cinismo ironico. La solidità degli assemblaggi, infatti, è incisa per far scaturire l’estetica del movimento geometrico, la figura diventa solida, estesa, estroflessa tra spinte opposte e sezioni trasversali che dilatano la rappresentazione planare. Riflessi, concavità, incongruenze, spigoli, rientranze, curvature, saldature, sono elementi disposti per imprimere un’aritmia alle dimensioni. Il positivo e il negativo alternano la propria posizione, il pieno si riempie di vuoti e questo paradosso si separa dall’oggetto per ramificarsi verso l’ambiente, assimilando lo spazio e chi lo percepisce in un’unica forma cinematica.
Mario Francesco Simeone
mostra visitata il 15 dicembre 2015
Dal 15 dicembre 2015 al 20 febbraio 2016
Rudolf Polanszky, Paradox Transformations
Museo del Tessile e dell’Abbigliamento Elena Aldobrandini
Piazzetta Mondragone, 18 – Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10.30 alle 17 – il sabato dalle 10.30 alle 13.00