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Si definisce percezione, «il prendere coscienza di una realtà che si considera esterna, attraverso stimoli sensoriali». Questo processo si basa ovviamente sulla coscienza del singolo individuo, soprattutto in una prima fase di approccio, avvertire lo stimolo e poi, solo in un secondo momento, nella visione della realizzazione di esso, «base quindi della conoscenza e dell’interazione con la realtà interna ed esterna all’organismo».
Ma quello che si percepisce entrando nella stanza della Galleria Acappella di Corrado Folinea, unisce tutto sotto un’unica sensazione: Energia. Fonte d’ispirazione e legame indissolubile tra le opere di Joana Escoval (1982, Lisbona), che con la sua sensibilità è riuscita a creare una tensione positiva, quasi mistica, nel white box di Folinea. Un suggerimento implicito alla contemplazione delle opere, idea che tende a estendersi fino alla vita quotidiana, per percepirne anche il minimo cambiamento tra un secondo e l’altro. Tutto è basato, quindi, sullo spostamento d’aria e dell’interazione che essa esercita sull’esistenza, niente e nessuno ne è immune. Esempio manifesto è l’opera Thunder. Fili d’oro sospesi nel vuoto che oscillano all’accenno di un movimento nelle vicinanze o ancora più suggestiva è la vibrazione che ne scaturisce dalla parete di sostegno.
Joana Escoval, I’m the son of that drum
Casuali ma predestinati, sono i fogli, che il vento ha portato sul pavimento, di un famoso processo americano, basato sulla contrapposizione di regole scritte delle nuove società con le tradizioni, di sola successione orale, dei nativi americani. Cultura emblema per il forte legame con la terra, la materialità e la forza energetica che sprigiona.
Le forme geometriche che si susseguono sulle pareti sono sinuose, per creare degli spazi circolari, forte è il richiamo al senso della vita, come l’aver inserito due conchiglie nel muro bianco, creando degli occhi vigili sulla sala. Connessione anche alla cultura orientale, con l’opera Asian wind, nell’estetica un reticolato d’argento bronzato che crea una successione di squame di pesce che copre appena una vecchia pagina di libro.
Più elementi, tutti rigorosamente lavorati a mano, con leghe che affrontano trasformazioni ma che non si deteriorano, composizioni semplici ma strutturate, per creare un’unica armonia, con un unico scopo: ascoltare.
Chiara Barone
Mostra visitata il 2 dicembre 2017
Dal 2 dicembre 2017 al 20 febbraio 2018
Joana Escoval, I’m the son of that drum
Galleria Acappella
Vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/A – 80121, Napoli
Orari: Dal martedì al venerdì, dalle 16.30 alle 19.30. Sabato dalle 11.30 alle 14.00
Info: galleriacappella@gmail.com