La personale di Attilio Michele Varricchio (1972) alla galleria Essearte – mostra conclusiva, dopo quelle di Anita Artura Agresta, Domenico Balsamo e Betty Bee, nell’ambito della rassegna Tanto di personale, organizzata dal collettivo SCUO8 – documenta visivamente come il percorso della ricerca artistica sia caratterizzato da un rapporto di costante squilibrio tra le misure, tra l’Ordine e Disordine.
Così, negli spazi espositivi, prendono forma due modi fenomenologicamente opposti di rapportarsi alla materia dell’arte che, per Varricchio, sono espressione di diverse esigenze rappresentative: «ho sentito che dovevo trovare un altro modo, tentare una via diversa». Nel primo ambiente della galleria, sono esposte opere realizzate dal 2008 al 2010, scandite dal rigore di precisi elementi geometrici, smalti dall’impatto fruitivo immediato che conducono la visione nei meandri di un labirinto cromatico. Sono evidenti i richiami all’armonia decomposta di Piet Mondrian, alle vibrazioni astratte di Victor Vasarely e all’illusionismo simmetrico di Bridget Louise Riley, schemi storicizzati entro i quali l’artista tenta di inserire elementi di discontinuità, mutazioni improvvise delle forme e sollecitazioni dello sfondo, come in Geometric drops e Sentieri improbabili.
Il passaggio alla seconda sala è secco, la forma plastica della rappresentazione astratta cede bruscamente il posto al prelievo diretto dal caos del reale, espresso attraverso la pittura digitale su tela e la fotocomposizione. «Mi piace sperimentare tecniche diverse ma non è un tradimento, piuttosto, è rendersi conto dei mezzi del proprio tempo», ha spiegato Varricchio. La rigida scansione geometrica sembra scomparire, tra i piloni sgretolati delle rampe autostradali che si inerpicano sulla verticalità dei condomini, in Io sono stato qui, chi racconterà la mia storia, light box del 2013, mentre il ritmo della visione è disfatto dalla sequenza prospetticamente vertiginosa dei balconi, in Io sono stato qui…primo girone. Il disordine artificiale dell’esterno si riflette nell’intricata mappatura cerebrale di Braindrug, serie di nove pitture digitali che, simili a lastre mediche, ritraggono gli effetti delle droghe sulle sinapsi. È il brutto estetizzato che recita la melopea della periferia, assurta a simbolo stereotipato di uno spazio pieno e irrazionale, affollato dai detriti sociali generati dall’azione compulsiva dell’uomo.
Infatti, tale schematizzazione dei concetti di ordine e disordine è un’operazione concettualmente antropocentrica, perché il caos, in natura, è una struttura determinata, tutt’altro che confusa, sulla quale pesa più l’eredità etimologica che la disposizione degli atomi.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata il 27 febbraio 2015
Dal 27 febbraio 2015 al 20 marzo 2015
Attilio Michele Varricchio
Ordine e disordine
Galleria Essearte
Via Nilo, 34 – 80138 Napoli
Orari: dal martedì al venerdì, dalle ore 11/13.30 – 16/18.30, sabato dalle ore 11/13:30 e su appuntamento
Info: info@essearte.it, www.essearte.it