Annoverato nel ristretto gruppo degli artisti che hanno fatto la storia della fotografia di moda, autore di celebri campagne pubblicitarie per le griffe più ricercate, Gian Paolo Barbieri (Milano, 1938) presenta per l’evento partenopeo gli scatti nati tra il ’94 e il ’98 durante i suoi viaggi in Polinesia e nelle isole dell’Africa orientale. Le immagini –dispiegate orizzontalmente lungo le pareti dei due spazi contigui della galleria, in un allestimento sobrio e lineare– sono tutte realizzate attraverso il medium più tradizionale della fotografia in bianco e nero: la stampa ai sali d’argento su carta baritata.
Lasciati a casa modelle, indossatori e tutto il nécessaire per patinatissimi servizi di moda, Barbieri si mette alla ricerca di soggetti quanto più lontani possibile dall’imbellettato universo del fashion design e, imbracciati macchine, obiettivi e pellicole approda sulle sponde virginali del Madagascar, di Tahiti e delle Seychelles. Il suo sguardo però, avvezzo alle sale di posa, non inciampa nell’indagine antropologica e documentaristica –che in simili contesti è sempre in agguato– ma riesce a tenersi nell’ambito di una raffinata composizione, magistralmente calibrata dalla luce e misurata nella scelta delle inquadrature, ottenute spesso con l’uso di un’ottica 50mm che non altera la visione naturale e più raramente, con un teleobiettivo poco spinto.
I soggetti delle foto –dal paesaggio al ritratto, dai dettagli della flora a quelli della fauna, tutti rigorosamente en plein air– sono indagati da un occhio allenato alla costruzione d’immagini il cui scopo precipuo è puramente estetico.
Distese di sabbia candida e finissima, di acque cristalline, dune punteggiate di rocce e di palme spingono la visione in profondità. Ritratti di volti puliti, di corpi naturalmente scolpiti (e non certo per l’assidua frequentazione di palestre) i cui vezzi sono al massimo un fiore tra i capelli o il disegno tribale di un tatuaggio.
Conclude la narrazione del viaggio una stampa su tela emulsionata di dimensioni ampie e dalla nuance seppiata che, sebbene suggerisca una sperimentazione interessante per l’inusuale supporto fotografico, deroga tuttavia al tono limpido di un racconto sapientemente ordito sulla pellicola impressionata dalla luce di un sole caldo ed esotico.
mara de falco
mostra visitata il 5 maggio 2007
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