Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La forza pittorica di una tempesta, dove acqua e vento vengono sostituiti dall‘immagine di grosse e sinuose pennellate, per Cecily Brown (Londra, 1969) che per la sua personale alla Thomas Dane Gallery prende ispirazione dal romanzo per ragazzi dello scrittore e giornalista inglese Arthur Michell Ransome We didn’t mean to go to sea, titolo poi condiviso con l’esposizione. Il fil rouge che collega le due opere sta in quel senso di confusione e smarrimento che accomuna la pittrice ai giovani protagonisti del racconto, quando la loro imbarcazione, la Goblin, rimane priva di carburante, completamente alla deriva in mezzo alla nebbia nell’estuario tra i fiumi Orwell e Stour, situati nel sud del Regno Unito. Sarà solo il coraggio, la tenacia e lo spirito di sopravvivenza a far sì che i ragazzi superino le diverse avversità raccontate dall’autore nel romanzo.
Questa idea di tensione e turbamento viene affrontata da Brown nella sua prima personale napoletana.
Cecily Brown, We Didn’t mean to Go to Sea
Le tematiche del naufragio e del mare sono partecipi in ogni pennellata proposta dall’artista, chiare le citazioni lanciate nei disegni esposti nella grande vetrina che evocano celeberrimi dipinti del Romanticismo francese come la Zattera della Medusa, di Thèodore Gèricault, e il Massacro di Scio, di Eugène Delacroix.
Ma sono i dipinti di grande dimensione a dare risalto a tutto l’estro pittorico dell’artista, un piacevole momento di ritorno alla natura oggettuale dell’opera, che nasce sotto l‘influenza dell’espressionismo astratto di artisti come Jackson Pollock, Wileem De Koonig o Emilio Vedova.
A differenza di questi ultimi, però, nella pittura di Brown l’elemento figurativo sembra esistere ma tende ad affogare, a combattere per poi plasmarsi con l‘immenso uragano di colori scatenato dall’artista.
Proprio i colori poi si stringono tra loro senza mescolarsi mai veramente, non cercano la profondità e nemmeno una terza dimensione ma al contrario vanno verso un movimento capace di donare un’esistenza vitale autonoma al dipinto, che si stacca dall’intenzione primaria della pittrice, quasi certamente quella di “creare bellezza” confluendo in un atto forse involontario come quello di “creare vita”.
Emanuele Castellano
Mostra vistata il 16 marzo
Dal 16 marzo al 20 luglio 2019
Cecily Brown, We Didn’t mean to Go to Sea
Thomas Dane Gallery
Via Francesco Crispi, 69 – Napoli, 80122
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 11 alle 19, il sabato dalle 12 alle 19, il lunedì su appuntamento
Info: naples@thomasdanegallery.com