07 luglio 2005

fino al 20.X.2005 …O Luna tu… Benevento, Arcos

 
Dopo i napoletani Pan e Madre, arriva Arcos. La location? I sotterranei di una prefettura nel cuore dell’antico Sannio. Il nuovo museo d’arte contemporanea della Campania ha da poco aperto i battenti a Benevento. Con una mostra ampia e piena di stimoli...

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La ridente Benevento non è nuova all’arte contemporanea. Basti pensare all’installazione Hortus conclusus di Mimmo Paladino, che dal 1992 mescola antico e moderno tra i resti medievali del convento dei Padri Domenicani nel cuore della città.
Il progetto Arcos, nome scelto attraverso un sondaggio online, ha inizio nel 1999 per cercare di salvare i sotterranei dell’imponente Palazzo del Governo all’abbandono in cui versavano dal secondo dopoguerra. Con un equilibrato lavoro di recupero sono stati ristrutturati gli oltre 1500 mq che si aprono al di sotto dell’edificio, destinandoli ad accogliere un museo d’arte contemporanea.
L’Arcos, acronimo di ARte COntemporanea Sannio, apre i propri battenti e propone un’idea di museo che mescola l’en plein air al sottoscala e, sfondando i suoi limiti murari, invade gli spazi circostanti. Lungo il corso che porta al Palazzo si è accolti dalle sculture dell’Atelier Van Lieshout, a metà tra interior design e graffitismo tridimensionale; più oltre, l’installazione in vetro e legno del palestinese Khalil Rabah (Gerusalemme, 1961) si disputa gli spazi antistanti il museo con l’irreale casa cicciona dell’austriaco Erwin Wurm che trascina il visitatore in un mondo ironico ed inquietante.

Su tutte le installazioni esterne domina, però, lo splendido muro rosso di Pedro Cabrita Reis, che s’erge ad indicare le possibilità “costruttive” dell’arte e dell’uomo. Celando (e sostituendo) la vista del celebre Arco di Traiano.
La mostra d’apertura “… O Luna tu… il notturno come spazio della fantasia”, curata da Danilo Eccher (che per i prossimi due anni sarà direttore di Arcos), riesce molto bene a tenere insieme storia ed avamposto. Accanto ad alcune pietre miliari dell’arte contemporanea, come i valorosi cavalieri dell’Arte povera o l’immancabile presenza transavanguardista, gli spazi espositivi accolgono anche artisti più giovani. E’ il caso dell’iraniana Avish Khebrehzadeh (Teheran, 1969; vive a Washington), che crea con i suoi disegni animati atmosfere sospese nell’incanto, alla ricerca di una poesia senza tempo carica di suggestioni orientali.
La distribuzione degli spazi rende un po’ tortuoso il cammino; tuttavia, le opere riescono a trovare una loro autonoma godibilità nella molteplicità dei punti di vista possibili. Il percorso è carico di stimoli: per i lunghi corridoi, si possono incontrare le fluorescenze elettriche di Gilberto Zorio, con le sue stelle energetiche e le sue strutture ‘globali’; oppure gli equilibri statici di Giovanni Anselmo, che eternamente lottano tra gravità e posizionamento.

Un plauso all’inimitabile Luigi Ontani che, con la sua alcova celestiale, dona al percorso espositivo -complessivamente statico nel tono su tono delle fredde gradazioni dell’ocra- un colpo di vitalità inaspettato con accese tonalità iridescenti.
Tra i polimaterici di Gianni Dessì e le preziose ricerche geometrico-cosmologiche su cera di Domenico Bianchi, lo spettatore s’imbatte di tanto in tanto negli equilibri precari e delicati dei cristalli di Remo Salvadori. Emozionante il Disco per Beuys (2004) di Paladino, la cui piatta circolarità ornata di cappelli in terracotta fa da perfetto contrappunto alla solida tridimensionalità con bussola incastonata della Direzione (1967-68) di Anselmo. L’esposizione prosegue all’insegna delle giovani presenze: se da un lato Perino&Vele (Emiliano Perino, New York 1973 – Luca Vele, Avellino 1975) giocano con le forme delle loro sculture cercando di non imporsi al giudizio ma sottoporsi alla riflessione, dall’altro Giuseppe Perone conduce lo sguardo attraverso le sue affascinanti sculture di sabbia. Lucio Perone, suo gemello, invade col colore il dedalo espositivo, in bilico tra figurazione pop ed invenzione surreale.

Punte di raffinatezza formale si raggiungono con le nere sculture lignee di Nunzio strutture minimali bloccate in una metafisica ricerca di perfezione astratta, e attraverso le preziose ricerche epidermiche di Giuseppe Penone (ma perché un lavoro così piccolo in mostra?) che gioca con i piani creando un chiaroscuro emotivo, in cui al latteo sfrangiarsi della superficie marmorea si contrappone la graffiante violenza delle spine d’acacia.

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massimiliano di leva
mostra visitata il 25 giugno 2005

*foto: Antonio Citrigno


…O Luna tu… il notturno come spazio della fantasia – Dal 25 giugno al 20 ottobre – ARCOS – ARte COntemporanea Sannio – Palazzo del Governo, Via Stefano Borgia/ Angolo Corso Garibaldi – Benevento – +39 082429919 (info), +39 082429919 (fax)

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7 Commenti

  1. Bellissimo centro, ballissima mostra. Bravi gli artisti a sapersi adattare, anche se poi qualche defezione, in tema di presenze (artisti stessi), si è sentita.

  2. lo sapete che molti cittadini di Benevento sono insorti contro le installazioni en plein air? In particolare c’è chi raccoglie firme per togliere del tutto il muro di Cabrita Reis e devo dire che non hanno proprio tutti i torti…la collocazione di opere che alterano così pesantemente luoghi che hanno già un loro equilibrio perfetto a volte è davvero fuori misura. Per il bellissimo muro sarebbero state possibili molte altre collocazioni di grandissimo fascino e sicuramente meno “invasive”. Inoltre è davvereo inspiegabile e brutta l’installazione di fronte all’ingresso del museo che finisce per sembrare un semplice recinto per delimitare una zona di lavori. Mi hanno detto che erano previsti, all’interno dell’area, dei “giochi” d’acqua che poi non sono stati realizzati, non so per quale motivo…

  3. perchè invece di lamentarsi le persone non si documentano un pò ….tanto le opere rimarranno solo fino alla fine di ottobre… perchè fare tanto clamore!!??

  4. finalmente qualcosa di nuovo ed interessante a Benevento che purtroppo “dorme sugli allori…. di Traiano”. peccato che delle opere così interessanti e provocatorie siano state oggetto di scempio in questi giorni e di insensate raccolte di firme( per abbattere l’opera di fronte l’arco e lo scempio dell’ironica Fat House di Wurm…etc etc)tanto non rimarranno lì in eterno…magari ne arriveranno altre ancora più provocatorie..e speriamo sia così!!!meno male che nell’aria c’è ancora un pò di fantasia……!!

  5. quando hanno raccolto tutte le firme fatene fare una copia. E quando vi capita di avere una lista completa dei pirla della comunità beneventana.

  6. ARCOS e “O Luna TU..” sono delle cose eccezionali! Il Muro di PEDRO spero che resista ai colpi degli stolti che popolano una parte della Città di Benevento. Hanno raccolto le firmne (che hanno imparato a fare da poco, dopo aver lasciato la croce)fantomatici portatori di sani progetti artistici, pseudo-storici, pseudo-critici e soprattutto pseudo-giornalisti con laure autoconferite….aiaiaiaiai! Anche le opere di “Atelier Van Lieshhout” sono state “profanate” un grosso fallo ha penetrato “L’Uomo Prono”… qualche beneventano ha pensato bene di vendicarsi..una volta tanto è lui a non prenderlo……
    Alois Die Nonne

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