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La superficie di un corpo umano che suona, percussioni sincopate si alternano ad acutissimi sfregamenti, l’epidermide è strumento e spartito. Non può sfuggire l’ambiguità di questa associazione, per la quale la pelle, materia che ci compone, si estroflette, le cellule e il sistema nervoso diventano un oggetto esterno, sul quale esercitare potere e controllo. Ma al di là delle ricadute politiche di questo paradosso, Francesca Grilli, in occasione di “NaOH”, la sua ultima mostra alla galleria di Umberto Di Marino, sceglie di riportare una poesia arcaica, per raccontare la cura rituale dedicata al nostro aspetto, l’esteriorità tutta di superficie alla quale scegliamo di affidare il livello immediato del linguaggio e che ci connota come elementi portatori di significati, all’interno di una struttura sociale intricata di simboli e codici di riconoscimento.
Francesca Grilli, Soap, 2018. Foto di Danilo Donzelli
Le opere sono ciò che rimane del passaggio di un corpo. Sono i gesti dell’abluzione, solidificati nel bronzo ma al negativo, come sculture di vuoto scavate nello spazio, oppure, le macchie e le striature generate dalla sovrapposizione tra materia organica e inorganica, tra le aspre lastre di zinco e i residui grassi del sapone, il cui odore all’idrossido di sodio riempie la galleria. Ancora, i ritmi scanditi da un body drummer che fa echeggiare la pelle tesa del suo corpo mimando uno strofinamento per rimuovere le cellule morte, lo stupore delle onde sonore adattate alle convessità e alle concavità.
E quindi c’è il corpo freddo, considerato con il distacco del numero, magari ridotto nei suoi elementi chimici ed è un’immagine quotidiana, anzi, ossessiva, in questi tempi per i quali, un giorno, parleremo di ottusa e colpevole insensibilità. E poi c’è il corpo caldo, legato ai gesti quotidiani che condividiamo con nessuno o, magari, solo con chi ci è intimamente affine. Abbandonare il guscio dei vestiti, percorrere la pelle, la propria o dell’altro, e rimuoverne le escrescenze ormai secche. Perpetuando il rituale di trasformazione, ci lusinghiamo con la promessa di un ringiovanimento o meglio di un ritorno a una condizione che vorremmo di piena e pura vitalità, di accecante individualità ma che, invece, ci avvicina al non esistente, anzi, più correttamente, alla scomposizione in altri elementi e, quindi, ci rende umani, veri e all’interno di un ciclo organico che ci sfugge, senza alcun dubbio o possibilità di interpretazione.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata il 7 giugno
Dal 7 giugno al 22 settembre 2018
Francesca Grilli, NaOH
Galleria Umberto Di Marino, Via Alabardieri 1 – 80121, Napoli
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 15 alle 20
Info: info@galleriaumbertodimarino.com