Un riferimento anti-letterario all’Anima pop del Mondo? Sembra essere questo il principio del collettivo, che ha preso a lavorare subito dopo il fatidico 11 settembre 2001. Certo, in assenza di questo certificato di nascita avremmo qualche difficoltà ad intuirlo da soli. Ogni loro creazione, indipendente quasi del tutto dall’altra, le assomiglia per una interna logica metabolica che fa affiorare dagli insiemi tracce distinte di elementi che sembrano occasionali, e che per la loro impertinenza diventano accessori di un’arte dove tutto è necessario; o, viceversa, niente lo è. La matrice pop è nella testimonianza di un’arte che fagocita tutto ciò che è altro da sé, inquietando con la sua capacità di confondere sullo stesso piano il mondo intero.
Nei colori sgargianti dei suoi collages su carta il duo Kobayashi&Tsuchikawa mimetizza a sproposito torte e cioccolatini, che spuntano all’improvviso come frutti proibiti dal Male dell’abbondanza. Mentre le curve di livello incollate qua e là sembrano una parodia ultra-pop della bidimensionalità del quadro. Yamamoto ha realizzato un gruppo di sculture che nascondono il pretesto ecologico del riuso di materiale di spoglio dietro un look metamorfico che le rende creature ludiche e misteriose. E ludiche e misteriose sono pure le frammentarie apparizioni umane che ammiccano dai murales di Matsubara e dal frame di cartoon di Enomoto. La smaltata iconografia manga si infrange nei suoi ritratti su tela,
Nello spazio della Project room continua l’esposizione del gruppo Enlightenment ideato da Hiro Sugiyama, poi emerso dalla “Hiropon Factory” del più noto Takashi Murakmi (in queste settimane eclatantemente di scena a Torino). “Lie of Mirror” comprende una prima proiezione allestita nel Main Space della galleria in cui lo specchio dà vita a una serie di sottili variazioni sul tema dell’alter ego: nel delizioso video “Me, or not” una ragazza indugia in preliminari cosmetici davanti a una vecchia toletta, e vede via via la sua immagine assumere vita propria nello specchio di fronte. Ai suoi gesti non corrisponde più la propria immagine riflessa e quando è sul punto di alzarsi, nello specchio continua a sedere la silhouette di un attimo prima, del tutto indifferente a colei che l’ha generata. Chi crede, può trarne un monito sui rischi di tanta facile indistinzione. O magari farne un’apologia del belletto.
carmen metta
mostra visitata il 10 dicembre 2005
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