Arriva un momento in cui persino i prestigiatori rivelano
il loro trucco. E in cui lo sciamano che trasporta i sensi in una dimensione altra
svela la natura terrena delle sue illusioni. La nuova personale di
Ann
Veronica Janssens (Folkstone, 1956; vive a Bruxelles) agisce come lo svelamento e la confessione
cognitiva degli inganni percettivi del 2007.
Se tre anni fa l’artista minava l’oggettività delle
sensazioni di
tangibile o
impalpabile con creazioni ad alto impatto scenografico e immaginifico – vapori e
pozze di luce che trasportavano in una condizione allucinatoria metafisica –
oggi attinge alle fonti razionali e osserva con occhio più logico e
sperimentale il mondo. Dall’alambicco magico dell’alchimista a quello lucido
del fisico: l’interesse sulle transizioni di stato della materia, anche con
percezioni illusorie, è integro, ma cambia l’indole dello sguardo.
Che vi sia continuità col passato è reso chiaro già dalla
prima opera: il lucore della lamiera in
Tropical Moonlight altro non è che cromatica
variazione dell’analogo pannello metallico,
Tropical Paradise, che parimenti accoglieva il
visitatore della precedente personale. Il “Paradiso” del 2007 era dorato, come
in ogni dimensione sovrannaturale, mentre l’attuale “Chiaro di luna” è di un
lirico, ma più immanente, argenteo. Il riflesso scioglie in liquida fluidità
l’asprezza del metallo, proprio come meglio palesato da
IPN, 3 m, pragmatica barra industriale in
acciaio che la lavorazione a specchio muta in dialogo con la luce, in un rivolo
luminoso che, per la sua disposizione diagonale, scorre rapido, guidando con sé
lo sguardo verso il video
La boule.
E qui la suggerita indagine sul dinamismo, quasi inedita
per Janssens, si ammette manifesta: con espediente essenziale ma di
metalinguistica intensità, l’artista riprende col grandangolo un pavimento,
trasformando il moto della camera nell’illusorio “rotolamento” di
un’ingannevole sfera. Evidente è come la consueta passione per le trasmutazioni
della materia e i miraggi percettivi sia sottoposta adesso a un diverso focus
cognitivo sulla natura del codice e del materiale utilizzati.
Ricerca quasi laboratoriale, come denunciato dalle
vasche-sculture liquide
Fantaisie bleu et rouge e
Cielo blu, colture sperimentali di
geometrismi e cromie creati da fluidi di diversa densità. Strappate solo
dall’evocativo e narrativo titolo a una rigorosità, se non scientifica, di
minimale positivismo, che allontana ora Janssens dalla ricerca spiritualista su
materia, spazio e luce di
Anish Kapoor, un tempo più vicina.
Studio tecnico su materiali e forme, e sui loro effetti
cromatici e dinamici, è anche in
Plastilon, Verre d’eau e in
Senza titolo, impliciti portatori di moto,
seppur potenziale. Il medesimo, detonante movimento trattenuto che, nel video
Oscar, da dinamismo fisico si fa
mobilità senza requie di una mente geniale e indomita: quella del grande
Oscar Niemeyer, colto nelle pause di
un’intervista, cariche di energia intellettiva.
La stessa cui oggi si affida sempre più Janssens, alla
ricerca della fenomenica meraviglia che è nelle manifestazioni reali o
illusorie del mondo.
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scusate, perché avete messo le foto dell'allestimento? ma stanno facendo dei lavori in galleria?
...saràbonaalmeno?