Un intrecciarsi di pensieri e parole, con queste ultime protagoniste all’interno della serie di lavori realizzata dall’artista franco-algerino Adel Abdessemed (1971, Constantina, Algeria) per la Galleria Alfonso Artiaco. Le opere, create appositamente per la mostra, sono definibili col nome di Cocorico Paintings, in omaggio al film del 1974 diretto da Jean Rouch, Cocorico Monsier Poulet, e consistono in una successione di tele di diverse dimensioni composte da intrecci di latta colorata, su cui trova spazio una dichiarazione scritta, collocata sempre nella medesima posizione, in basso a sinistra, come in una sorta di didascalia. In realtà le parole vengono selezionate dall’artista per il loro valore fonetico ed evocativo, quindi non sono né un titolo né un’indicazione semantica ma risultano, comunque, in grado di innescare quel processo di influenza evocativa voluto dall’artista nei confronti del fruitore, che subisce il fascino della parola scritta. Alcuni dei termini utilizzati sono stati presi in prestito dalla cultura locale, così com’è accade anche per il titolo della mostra, che è un estratto della poesia di Totò del 1964, ‘A livella.
Adel Abdessemed, Cocorico painting (2017-18). Courtesy of Galleria Alfonso Artiaco
I lavori sono caratterizzati da un uso sapiente del colore, le sottili lamine di metallo assemblate sembrano adottare schemi ben precisi soprattutto dal punto di vista cromatico, modelli che nel corso della storia dell’arte sono stati ampiamente adoperati e studiati. È dunque facile pensare a un riferimento agli studi sui colori fatti da Goethe, Chevreul o Itten, distinguendo, nei lavori di Abdessemed, i contrasti di colore opposto, complementare o quelli che seguono un rapporto caldo/freddo, chiaro/scuro ecc. È In questo modo che l’artista si misura con l’universo sconfinato della pittura, mettendo in risalto gli archetipi di questo campo di ricerca, ovvero forma, colore e materia.
Il percorso proposto in questa esposizione risulta essere leggermente diverso dal solito, più composto rispetto al lavoro dai contenuti fortemente politici e sociali con i quali era riuscito più volte a colpire, destabilizzare o anche scioccare il pubblico; come, per esempio, la piccola bambina icona del conflitto in Vietnam, fotografata da Nick Ùt nel 1972 e realizzata in avorio o ancora la serie di Gesù crocifissi realizzati con il filo spinato. Qui, invece, c’è un lavoro più silente, in cui le parole non devono urlare né raccontare ma diventano una sorta di guida, in grado di trascinare chi guarda in un mondo più o meno complesso: quello della propria creatività e immaginazione.
Emanuele Castellano
Mostra visitata il 18 febbraio 2019
Dal 9 febbraio al 23 marzo 2019
Adel Abdessemed, Candele Candelotti e Sei Lumini
Galleria Alfonso Artiaco
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 19
Info: info@alfonsoartiaco.com