Mihael Milunovic (Belgrado, 1967; vive a Parigi e Belgrado), già noto al pubblico napoletano per la partecipazione alla mostra-inaugurazione del Pan
The Giving Person (2005), ritorna alle pendici del Vesuvio, stavolta con una serie di opere pensate e realizzate tra le sale dello spazio espositivo di via Chiatamone.
Eclettico nella scelta delle forme d’espressione e continuamente alla ricerca di rivisitazioni iconiche, l’artista lascia a Changing Role cornici barocche con scene bondage in stile fumettistico, segni dorati dal gusto araldico-glamour e parolacce a caratteri cubitali affisse come sculture sul muro.
Sottomissione, schiavitù, asservimento: l’argomento cattura le ultime attenzioni del serbo, che ne esplora in chiave ironico-erotica ogni sfaccettatura. I tacchi a spillo e le linee sinuose delle donnine dai ricchi décolleté ritratte mentre si legano e sculacciano l’un l’altra, fanno il verso a ciò che di godibile può esserci nell’esser sottomessi. Sono le donne dell’inedita serie
Lessons, disegnate rapidamente a mo’ di
instant show davanti agli occhi degli increduli proprietari della galleria. Per caratterizzare queste signorine, Milunovic sceglie uno stile retrò, ricorrendo ad acconciature alla Marilyn o alla Eva Kant.
Del resto, il clima da prima metà del XX secolo si respira anche nelle altre opere. I cinque acrilici dorati su superficie nera smaltata della serie
Embassy of Pain rivisitano i simboli del potere con un accento altrettanto noir. È il caso, in particolare, della bomba stile
Dottor Stranamore che s’intreccia con due martelli, ricalcando antichi simboli araldici. Fra gli altri emblemi dorati figura una corona di spine, un cuore insanguinato e un’immancabile gamba femminile con tanto di reggicalze incatenata a una palla di ferro. Schiavitù o gioco erotico? La questione si ripropone.
Sulle teste dei visitatori intanto svolazza una bandiera su cui è scritto “
I am bored and crave a big cock”. Evidentemente esorcizzare gli intimi desideri che riducono in schiavitù l’uomo è per l’artista il migliore dei rimedi. Liberazione da ciò che opprime, dunque. In
A, B, C, D, scultura in legno e plexiglas, Milunovic svolge un’attenta cernita di sconcerie che si leggono sfogliando il vocabolario dalla A alla G: anal, ass, babe, close up, dick, dildo, fetish, gorgeus eccetera. Le lettere nere troneggiano nell’ambiente che, attraverso un’ampia vetrata, dà sulla strada; lettere in stile “gothic-nazi”, a cui il Führer dalle incerte passioni sessuali tanto s’era affezionato.
L’artista serve su un piatto d’argento, più sovente dorato, provocazioni su provocazioni, e mentre si è catturati dai tanti messaggi erotici o si sorride per la sofisticata volgarità, si diventa partecipi di una criptata battaglia contro i prodromi del potere. È forse il tacco a spillo l’arma segreta che libererà l’uomo dalla tirannia? Si attendono nuovi sviluppi della ricerca “anti-cratica” di Mihael Milunovic.
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mostra visitata il 30 aprile 2008