Alex Pinna (Imperia, 1967; vive a Milano) arriva a Napoli, vede il mare e le mattonelle a matrice geometrica della galleria Scognamiglio e pensa al maestro Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968), con le sue diverse versioni di Mare eseguite tra il 1966 e il 1967. Ne nasce un’accoppiata artistica in grado di dialogare con la città partenopea. Il romanticismo ruvido di Pinna si sposa infatti con il pop ironico ma nostalgico di Pascali: una miscela che vive in ogni angolo della città do Sole. In fondo le sculture poveriste di Pascali sono un’eredità che Pinna ha voluto raccogliere già da tempo. La scacchiera di bacinelle minimal, in acciaio, riempite fino all’orlo da acqua colorata colpisce tuttora, conservando tutta la sua potenza emotiva. Il pathos è nelle vibrazioni cromatiche dei blu, che vanno dai toni del mare profondo, inesplorato, a quelli del mare in superficie, rischiarato dal sole. Il gioco costruttivista viene rafforzato da Pinna con l’aggiunta di una… pinna. Elemento di un bianco puro che domina la composizione generando tensione e movimento. Il mare è frazionato e razionalizzato, seguendo l’onirico desiderio di frammentare ciò che è compatto e inscindibile per antonomasia. Di irrigidire il fluido. La scultura dedicata a Pascali è accompagnata da una old photo che immortala l’artista barese nel mezzo di un atto creativo, così l’ossequio alla sua memoria è arricchito. Nella stessa sala l’opera-omaggio blu, che incorpora il movimento orizzontale,
Dall’altra sala, nel contempo, emergono fluttuanti ombre. In questo secondo ambiente si è immersi nella fiabesca atmosfera segnata dalle storiche sculture in corda, caratteristica inconfondibile della ricerca di Pinna. Tra il burtoniano Jack Skeleton e l’espressionismo proto-novecentesco, prendono vita sagome filiformi e slanciate che si muovono eteree sugli alberi di un veliero diretto chissà dove. Corde e ancora corde; le mani diventano dei nodi veri e propri e ogni uomo viene legato saldamente al proprio destino. Il nodo è simbolo di sicurezza, ma in Mari sembra al contrario attestare di un bisogno di certezze.
Pinna, ricordando il talento prematuramente scomparso di Pascali e schierando il suo esercito di sculture in corda e in bronzo, regala al visitatore tre emotive vedute del mare, da interpretare attraverso l’ausilio di altrettante chiavi di lettura. Si spazia dalla veduta romantica, raccontata dal bronzo, a quella costruttivista. Concludendo il panorama con la prospettiva di chi osserva il mare dall’alto, cavalcandolo con un sognante veliero.
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orrendo e banale come sempre!
non si smentisce mai.
e bravo anche Rondinella, bella recensione
Bravissimo Alex!
Il bello delle emozioni vere è che ti fanno smarrire...e questa è la sua magia.
Una mostra davvero emozionante..bravo Alex ma soprattutto bravo Luigi, bella recensione!