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05
dicembre 2007
fino al 23.XII.2007 Samantha Magowan Napoli, annarumma404
napoli
La vera femminilità dorme nuda, con solo due gocce di profumo addosso. E profluvi di fiori, cascate di perline, tripudi di glitter. Prima personale europea per un’anglo-americana giovane ma dalle idee molto, molto decise. E sexy...
Chissà se Marilyn occupa un posto tra i miti di Samantha Magowan (Londra, 1979). Certo è che la nuova scoperta del gallerista Francesco Annarumma sembra mettere in pratica molto bene l’assunto della bionda icona dell’eterno femminino: non frapporre nulla fra la sensualità della propria pelle nuda e il mondo, se non strumenti di seduzione e ornamento, oggetti utili più a “svestirsi” -o a farsi svestire- che a coprirsi. E che diventano essi stessi simboli di appeal e femminilità. Così, nei tre scatti tratti dalla serie 100 ways of performing as an object, l’artista rappresenta se stessa o, meglio, le proprie nudità accostate a chincaglierie d’ogni tipo: corolle floreali, bijoux scintillanti, pochette glitterate e tacchi assassini. Tutti oggetti del desiderio e dell’immaginario muliebre, bisogni indotti dalla naturale civetteria delle figlie di Venere e dagli accorti e lungimiranti strateghi della pubblicità.
La ricerca di Magowan è infatti volta a comprendere quanto la contemporanea corsa all’accumulo di oggetti sia dovuta alla strumentalizzazione consumistica e quanto sia invece connaturata all’umano desiderio di seduzione e possesso. L’associare sullo stesso piano visivo, oltre che concettuale, il proprio sé più intimo e denudato e il multicolore repertorio degli ornamenti produce non il presumibile effetto di alienazione e reificazione del corpo umano, ma l’inaspettato risultato che gli oggetti si erotizzano e si feticizzano, assorbendo quasi per metonimia il caldo palpito delle contigue nudità. Magowan vince così la scommessa di animare di nuova vita i tanti orpelli introdotti nelle nostre vite dai battage pubblicitari, agendoli in prima persona anziché esserne agita.
Umbratili per atmosfera e notturni per cromia sono invece i tre Senza titolo, intriganti e misteriche visioni in cui scorgere poco a poco le sensuali fattezze del corpo digitalmente annerito, su cui con più evidenza risaltano gli oggetti ornamentali, unica brillante macchia di colore squarciante l’oscurità.
Ancor più spinta è la citazione del patinato mondo dei consumi nei dipinti-collage There’s nothing left to paint #2 e #5, liberi accostamenti disco-pop di ritagli raffiguranti divi del wrestling o modelle e di sfondi di pittura a tinte acide e fluorescenti. Accattivanti ma con minore personalità rispetto ai 100 ways, che coerentemente travasano la tematica dell’ornamento in un’elegantissima facies formale dai colori vividi e smaltati, incrostata di una satura e arabescata decorazione tutta giocata in una superficie senza profondità, simile a quella di Klimt o dei Nabis anche per il decentrato trattamento dello spazio.
Se è vero che la superficie visibile è la pelle della realtà, allora Samantha Magowan accarezza e lambisce i nostri sensi con le sue immagini. Decadentismo per la percezione, lussuria per gli occhi.
La ricerca di Magowan è infatti volta a comprendere quanto la contemporanea corsa all’accumulo di oggetti sia dovuta alla strumentalizzazione consumistica e quanto sia invece connaturata all’umano desiderio di seduzione e possesso. L’associare sullo stesso piano visivo, oltre che concettuale, il proprio sé più intimo e denudato e il multicolore repertorio degli ornamenti produce non il presumibile effetto di alienazione e reificazione del corpo umano, ma l’inaspettato risultato che gli oggetti si erotizzano e si feticizzano, assorbendo quasi per metonimia il caldo palpito delle contigue nudità. Magowan vince così la scommessa di animare di nuova vita i tanti orpelli introdotti nelle nostre vite dai battage pubblicitari, agendoli in prima persona anziché esserne agita.
Umbratili per atmosfera e notturni per cromia sono invece i tre Senza titolo, intriganti e misteriche visioni in cui scorgere poco a poco le sensuali fattezze del corpo digitalmente annerito, su cui con più evidenza risaltano gli oggetti ornamentali, unica brillante macchia di colore squarciante l’oscurità.
Ancor più spinta è la citazione del patinato mondo dei consumi nei dipinti-collage There’s nothing left to paint #2 e #5, liberi accostamenti disco-pop di ritagli raffiguranti divi del wrestling o modelle e di sfondi di pittura a tinte acide e fluorescenti. Accattivanti ma con minore personalità rispetto ai 100 ways, che coerentemente travasano la tematica dell’ornamento in un’elegantissima facies formale dai colori vividi e smaltati, incrostata di una satura e arabescata decorazione tutta giocata in una superficie senza profondità, simile a quella di Klimt o dei Nabis anche per il decentrato trattamento dello spazio.
Se è vero che la superficie visibile è la pelle della realtà, allora Samantha Magowan accarezza e lambisce i nostri sensi con le sue immagini. Decadentismo per la percezione, lussuria per gli occhi.
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diana gianquitto
mostra visitata il 23 novembre 2007
dal 23 novembre al 23 dicembre 2007
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Galleria Annarumma404
Via Santa Brigida, 76 (zona Maschio Angioino) – 80132 Napoli
Orari: da martedì a venerdì ore 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0815529169; info@annarumma404.com; www.annarumma404.com
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