Mentre von Kepler alzava gli occhi al cielo, domandandosi come mai, nonostante le stelle, l’universo fosse buio, altri, scavando nelle profondità della Terra, trovavano uno scuro “olio di roccia”, il petroleum, come fu chiamato dallo scienziato Georg Agricola. Non deve essere solo per una coincidenza coloristica che, al petrolio, sia stato dato l’appellativo di oro nero.
Nella cultura occidentale, il termine nero ha una tradizione stratificata tra simbologia e linguistica e, solitamente, viene usato per visualizzare concetti non propriamente positivi. D’altra parte, trovarsi in un ambiente totalmente buio è una situazione paradossale per la vista, impossibilitata a esercitare la sua sintesi percettiva. Commistione di tutti i colori oppure totale assenza di questi, per Poe e Lovecraft è un genere letterario, per l’economia sono i mercati illeciti, infine, nera era anche la maglia del leggendario ed eccentrico ciclista-calciatore Giuseppe Ticozzelli che, manco a farlo apposta, perse la vista in seguito a un’azione di guerra, durante la campagna d’Africa.
Gli strumenti dell’arte potranno non tornare utili per salvare il mondo da una catastrofe ambientale ma, alcune volte, riescono a esprimere i meccanismi dell’esistenza in forme visibili, perché oltre i modi di dire, le curiosità storiche, le leggi del mercato e le scuole filosofiche, c’è l’eterno rapporto tra l’uomo e l’altro da sé.
Così, “Oltre il Nero” – personale di Danilo Ambrosino (Napoli, 1964), a cura di Valerio Dehò, visitabile alla D.A.F.Na Home Gallery, fino al 24 settembre 2014 – inizia dall’affondamento accidentale della petroliera Prestige che, nel 2002, liberò 63.000 tonnellate di petrolio sulle coste della Galizia ma tenta di andare più a fondo, più in là dal dato di cronaca, verso una ontologia del contemporaneo.
La mostra, infatti, si delinea simile a un percorso a ritroso nell’essenza, per approdare a quel non-luogo oscuro, entro cui la materia perde ogni connotazione fisica e le dimensioni sono esperite come misure illogiche. Allora, sagome dai contorni corrosi emergono da uno spazio vischioso, le figure prendono forma attraverso l’azione corrosiva degli acidi sugli smalti. In questo universo silenzioso e senza coordinate, i corpi si stagliano come elementi luminescenti e plastici, simili a relitti di un’archeologia post-umana. ‹‹La mia impostazione è fortemente materica››, ci ha detto Ambrosino, una via del togliere riletta in chiave esistenziale che, dallo strato di alluminio del supporto, fa emergere movimenti convulsi, dinamismi in eterna tensione, azioni bloccate nell’atto potenziale.
L’itinerario è visivamente stimolante, per quanto il ritmo sia ripetuto con variazioni sul tema, e la disposizione delle opere si accorda con l’architettura del luogo. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la galleria è anche l’abitazione privata di Ambrosino. Le opere sono inquietanti, simili ad antropomorfe macchie di Rorschach ma lo spazio della home gallery fornisce una base famigliare e tranquillizzante, avviando un cortocircuito fruitivo. Come se, nella narrazione quotidiana dell’arredamento e degli spazi domestici, si aprissero oscuri abissi organici, brani di una vitalità disumanizzata.
mario francesco simeone
mostra visitata il 09 giugno
Dal 12 giugno al 24 settembre 2014
Danilo Ambrosino, Oltre il nero
D.A.F.Na Home Gallery,
via Santa Teresa degli Scalzi, 76, Napoli.
Orari: dal lunedì al sabato, dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Ingresso gratuito.