Il silenzio crepitante di cento fiamme può essere assordante, se ricorda come archetipico memoriale i caduti della sofferenza. Il quieto, freddo e ceruleo bianco della cenere si vivifica del calore e del moto del fuoco che l’ha appena generato, se l’attigua lucerna ne risveglia il pensiero. L’assassina lama scivola inavvertitamente nel fecondo profilo di uno strumento per far fruttare la terra, se ha gli occhi degli esseri che ne animano la superficie.
Distruzione e rinascita s’inseguono, come sovrapposte immagini originate dallo stesso prisma, in
The Cobra Snakes are Coming out of the Well at Night, l’installazione che
Wolfgang Laib (Metzingen, 1950) propone a Napoli, in concomitanza con l’esposizione della stessa opera in diverse versioni a Berlino e a Grenoble. Allestimenti site specific per i medesimi elementi costitutivi, a sottolineare la forza spirituale e l’universalità intrinseca di valore dei materiali, al di là della contingente
forma assunta.
La cenere di escrementi di vacca sacra indiana, le fiamme e l’olio mistico delle lucerne, l
a fragile e calda tattilità della terracotta e il contrastante aspro e gelido metallo dei coltelli, con gli occhi dipinti a simulare dei serpenti: sono questi primari elementi la
materia che impregna di orientale multisensorialità l’opera. Una profondità corporea e insieme spirituale, che nei diversi gradi di colore e calore della semplice diade oppositiva di opaco/freddo contro luminoso/caldo veicola intuitivamente le assolute verità di morte, vita e rinascita. Assiomi così evidenti da richiedere l’attonito, arreso e rispettoso silenzio del gesto meditativo dell’artista nel creare l’opera, nel plasmare uno a uno i cumuli di cenere con un contatto così intimo da lasciare nella friabile materia i segni dei propri polpastrelli, da sentire sulla pelle lo scottare della fiamma e il sordo gelo dell’acciaio.
Laib è vissuto in India, e sa che certe verità si possono apprendere solo col corpo. Ma l’artista è anche europeo, e non può fare a meno di
capire. Ecco perché la
materia, seppur intrisa di spirituale, non gli basta, e cerca anche la razionale sistematizzazione della
forma. Ed è più che significativo l’esperimento, tutto aristotelico e occidentale, di disporre gli stessi elementi/materia in tre diversi allestimenti/forma, per creare in ognuno di essi, in ultima analisi, un diverso
sinolo. Qui l’artista accorpa l’analitica ed europea modularità della ripetizione delle parti nell’unitarietà sintetica di una prospettiva privilegiata dal lato corto dell’installazione: la cerebrale scansione delle unità diventa ieraticità da accumulazione nell’unicità di visione, come in un’ascendente immagine sacra.
Su di essa, poco distanti, vegliano i serpenti,
memento di nuovo inizio nella fine: defilati in un “oltre” che non si integra visivamente, ma che proprio per questo apre prospettive altre.
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brutta mostra. noiosa
in effetti artiaco non fa più un lavoro di qualità. Artisti vecchi, di secondo, terzo mercato che nn interessano più in termini di proposta e culturali
ma quando lo cacciano da basilea?
una mostra pregna di sacrale purezza,straordinaria fede mistica intrisa di coraggiosi valori umani e meravigliosamente viva.
Grazie ancora una volta alla scelta dell'impavido ARTIACO.
ma quale sacrale purezza, ma per favore. ma la vogliamo finire? spiace dirlo, ma artiaco non sta davvero dando il meglio di sé
A dire la verità ,l'ultima mostra tenutasi alla galleria di Alfonso mi ha un po' delusa,
gli elementi cosi strutturati ,da questo artista tedesco, non mi hanno trasmesso tutta questa energia,né questa cognizione della morte, della vita e della rinascita.
Il sistema dell'arte è fatto di gusto e di cultura...Perché fermarci agli artisti di vecchio mercato?.
ma anche gli artisti relativamente giovani, quando espongono da artiaco, non ci mettono molta passione.
La mostra di Anri Sala di qualche tempo fa, ad esempio, è stata una delusione totale.
No,Non sono d'accordo su questo, a me è piaciuta molto la mostra di Anri Sala.
In particolare,il modo in cui l'artista ha fatto riaffiorare un evento,lanciandosi nella trasformazione della realtà calcistica di Maradona,aprendo un nuovo scenario.
ci risiamo con la sacrale purezza...
per chi non guarda le mostre solo in rete ma viaggia un pò, "l'installazione " nella sua semplicità strutturale e concettuale non può che risultare un pò vetusta. Già vista.
Ci si aspettava qualcosa di più incisivo sul piano emotivo/comunicativo rispetto a quallo scenografico.