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In occasione della doppia personale che ha aperto la nuova stagione espositiva della galleria di Alfonso Artiaco, il più concettuale degli YBA e l’artista sciamano tedesco si fronteggiano, separati da pochi metri e da alcune generazioni. Così, le articolate scansioni relazionali di Liam Gillick (1964) si liberano in un flusso ininterrotto che attraversa gli ambienti mentre la solenne armonia degli elementi di Joseph Beuys (1921-1986) è sospesa in uno spazio raccolto, appartato. I parametri della storiografia si confondono, un’interferenza strumentale e conoscitiva si propaga ma, pur sollecitata dalla pressione di due forze di ricerca perseguite con estremo rigore, la conformazione allestitiva riesce a rendere i due percorsi visivamente indipendenti.
Gillick trasforma geometrie metalliche di echi seriali in proposizioni ambientali che, dalla parete o dall’impiantito, intervengono nella tridimensionalità, tra ritagli di movimenti e tattilità da percorrere, per suggerire al corpo un possibile adattamento a spigoli e rientranze. Queste propaggini di idee entrano nel mondo come brani formalmente puri, testimonianze della tensione dialogica tra l’oggetto, lo spazio e il fruitore. La definizione è una misura precisa, individuabile, perfettamente calcolata negli smalti e sulle superfici che riflettono chi osserva e nascondono le prospettive, siepe inorganica del margine percettivo. La tentazione di appoggiarsi alle solide strutture è forte – un impulso artatamente disposto dall’artista inglese – qualcuno non resiste e si accomoda, continuando a conversare amabilmente e attivando, in questo modo, una delle funzioni dell’opera, base costitutiva per una teoria delle relazioni.
Poi ci sono la sovrapposizione tra materia primordiale e categorie dell’essere, la calda sensazione di materna visceralità, la fermezza nell’ipotizzare una nuova immagine del mondo, la poetica collettiva dell’individuo. Tutte quelle pulsioni che animarono l’esistenza e la ricerca di Beuys e che si presentono nelle due opere allestite, nella scultura senza titolo del 1964 e nelle pagine del libro Die Leute sind ganz prima in Foggia, edito nel 1973 dalla Modern Art Agency di Lucio Amelio e, qui, in una sequenza a parete di 79 partiture. Parole, indirizzi, programmi di azioni e opere, come Vakuum<—>Masse del 1968, dattiloscritti su stralci di carta ingiallita e intestata con il timbro dell’Organizzazione per la Democrazia Diretta, costruiscono l’epos del ricordo, una narrazione che va dalla Seconda Guerra Mondiale, quando il giovane pilota della Luftwaffe era di stanza nella città pugliese, fino agli anni ’70, periodo di rigoroso attivismo sociale e militanza culturale, insieme a George Maciunas e Heinrich Böll, nel segno dell’interdisciplinarietà tra estetica e rivoluzione. «Quando ero in Puglia parlavo abbastanza bene l’italiano, tanto che lo spirito della gente e della cultura Italiana, contrapposto all’orrore della guerra, hanno lasciato una forte impressione sulla mia vita. Emotivamente ho amato molto Foggia, è il luogo che ricordo di più», così Beuys, rispondendo a Germano Celant, nel 1978. Le parole scolpiscono la storia e l’uomo in pagine dense di energie ancora in divenire, a distanza di anni, dopo speranze tradite e idee corrotte.
Minimale e organico, seriale e corpo, prossemica pubblica del quotidiano e gesti di raccoglimento interiore, le modalità del rapporto tra le persone in una situazione predeterminata e l’immagine del confronto tra l’uomo, la natura e il futuro sullo sfondo di un’utopia concreta. Il gioco degli opposti tra Gillick e Beuys potrebbe proseguire per un’infinità di accostamenti, forse fino ad arrivare a un punto di attrazione comune, a una forma ampia ma unica, in grado di compendiare i due atteggiamenti. Fino alla pareidolia, quell’istinto associativo, rassicurante illusione del subconscio, che tende a interpretare screziature indistinte come profili conosciuti.
Mario Francesco Simeone
mostra visitata il 10 settembre
Dal 10 settembre al 24 ottobre 2015
Joseph Beuys, Liam Gillick
Galleria Alfonso Artiaco
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 20.00
Info: info@alfonsoartiaco.com