02 maggio 2012

fino al 25.V.2012 Max and Calla Napoli, Galleria T293

 
Quando l’effimero spiega il fondamentale. Fogli di giornale, cocktails e ritratti casuali aprono la strada al dono dell’ubiquità. In una logica dove il valore intrinseco è solo uno degli effetti desiderati -

di

Accedendo agli spazi della galleria partenopea, si avverte subito la sensazione di non essere lì per osservare un’ opera, ma di farne già parte. Spogliandosi dei rumori della vita che scorre al di là delle pareti e camminando tra muretti, cocktail e fogli di giornale che sembrano modellati dal vento, si entra in simbiosi con uno spazio espositivo dove opere di grande carattere trasportano il visitatore in luoghi e tempi diversi. Questa la percezione che si ha della prima italiana di Max and Calla, abbreviativo dei due giovani artisti americani Max Pitegoff (Boston, 1987) e Calla Henkel ( Minneapolis, 1988) che da anni vivono e lavorano a Berlino collaborando a stretto contatto non solo in campo artistico. 
Frutto di un tentativo mal riuscito di replicare ad Atene la loro esperienza berlinese quali gestori di un bar, la mostra diviene simbolo di una riflessione, ben più profonda di quella che alcuni hanno voluto definire «una varietà di elementi casuali e discordanti»,  in cui  la riproposizione dell’ambientazione berlinese e le fotografie effettuate ad Atene altro non sono che un volo pindarico profondamente simbolistico dove gli spazi si legano tra loro a filo doppio tramite l’immagine dei due artisti. Non è un caso infatti che gli scatti siano stati effettuati dalla loro camera d’albergo, metaforico luogo di passaggio tra l’esperienza berlinese e quella mediterranea, un luogo intimo e personalistico da cui gli artisti si affacciano, anche in modo iconografico, ad una nuova prova. Come Icaro, però, bruciano le loro ali in un lancio che l’attuale situazione economica del Paese rende assolutamente utopistico. Ma quest’esperienza non può rimanere 
Veduta dell'installazione di Max and Calla da T293

sterile, essa deve risorgere dalle proprie ceneri dando vita a qualcosa di ben più profondo, un atto che sottolinei la voglia di rinnovarsi nonostante tutto. Eccoli quindi a progettare una performance che rimarchi la loro voglia di fare, espressa attraverso l’allestimento della mostra che i compagni dei due artisti, Joe Kay e Mattew Lutz-Kinoy, attuano in concreto sotto la loro supervisione. Immergono le mani nella vernice bianca, si spostano in movenze studiate e appendono le immagini alle pareti creando un effetto luministico sulle cornici. Ma non è solo in termini di spazio che l’esposizione intende pronunciarsi. Quale miglior modo infatti se non quello di unire in un’unica immagine i simboli del potere di due epoche tanto lontane quanto diverse per sottolineare la distanza storico-culturale creatasi nel tempo in uno stesso luogo. Nascono così immagini in cui il Partenone fa da sfondo ad un computer o in cui la posa plastica del Vir, attorno al quale in epoca ellenistica si sviluppava la cultura antropocentrica, viene riproposta di spalle intenta a navigare in Web. E ancora: una sottile riflessione sull’attuale situazione economica accompagna, viva e pulsante, tutta l’esposizione, dove la puerilità delle nostre preoccupazioni viene messa in risalto a scapito dei problemi che affliggono l’odierna società, sottolineando l’incapacità di occuparsi del presente piuttosto che del passato. E benché  la borsa di Prada male appoggiata al muretto sembri incarnare un omaggio al film Dove vai in vacanza di sordiana interpretazione, essa esprime forse meglio di altro come la mente umana sia incline ad assimilare in modo semplice vicende insignificanti piuttosto che dati fondamentali.

francesca de ruvo
mostra visitata il 5 aprile 2012 
dal 5 aprile al 25 maggio 2012
Max and Calla – Notes on American Performance
T293
Via Dei Tribunali 293 (80138) Napoli
Orario: da martedì a venerdì ore 12-19
Info: +39 081295882 – info@t293.it – www.t293.it

1 commento

  1. http://www.t293.it/exhibitions/calla-henkel-and-max-pitegoff-notes-on-american-performance/

    ennesimo, buono, manierismo.

    La poeticità di foto, elementi scenografici ben scelti, pagine che parlano di performance…come quotidiani…..

    Potrebbero invitare anche un solo artista italiano che proponga diverse declinazioni di questo tipo, senza andare sempre chissà dove…

    Anche questa ikea evoluta sapientemente rispetto una ristretta cerchia di adepti.

    Avanti pure….

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