Lóránd Hegyi è alla sua seconda prova come curatore del Pan e gioca al rialzo. Implementando per l’occasione spazi e idee in parte ancora in cantiere quando la mostra precedente era in corso (e in parte, se qualcuno può smentisca questo nostro sentore, orientate da una politica un poco invadente). Ma soprattutto convocando democraticamente il parlamento delle gallerie cittadine, per una volta nella persona delle opere, prima che dei galleristi. Nessuno eccepito comunque, dai più anziani agli ultimi venuti. Ad alcuni sembrerà di fare il vernissage ad una concertata collettiva di artisti; ad altri di tanto in tanto sopravviene un certo non so quale déjà vu. Né si può dare torto all’uno o all’altro perché Napoli presente non è solo un florilegio della recente stagione espositiva della città. Parlava chiaro il contrappunto nella regia dell’inaugurazione, dove persino le misure di sicurezza, osservate al metro dagli addetti ai lavori, trasfiguravano in pretesti adombrati da scaltriti figuranti, simili in tutto ai performers in camice da chirurgo che, tenuti per onesti dottori, vigilavano sul trasalimento ormonale dell’indice di gradimento. Attirando in un gorgo i convenuti e dichiarando una precisa volontà eventistica dei curatori.
Tra un revival e l’altro fanno capolino esemplari vincolati al marchio di collezione: opere di cittadini per così dire onorari come Nino Longobardi, Ernesto Tatafiore, Baldo Diodato oppure Lello Lopez, Mimmo Jodice e Mimmo Paladino, corifei di una verve napoletana già dispiegata nelle scenografie del dramma Metropolitana, e qui tenuta in debito conto. Si aggiunga che alcuni artisti non hanno desistito dal fare qualche variazione sul tema delle personali ricapitolate per l’evento, e si avrà la sensazione di una mostra che funziona per continui rimandi. È vero anche, però, che la mostra confonde materiali di provenienze diverse con l’attività ben riconoscibile delle gallerie, che inequivocabilmente risplendono del forte appeal esercitato sulle istituzioni cittadine. A generiche collezioni private si affiancano pezzi provenienti dalle gallerie; mentre sfilano opere sfornate da mostre recenti, e si accampano impropriamente nuovi residuati d’evenienza. È il caso dell’iniziativa fotografica Walking Napoli che nasce da un’idea molto generosa, ma finisce espropriata dal contesto generale forse anche per l’autonomia della realizzazione, che ne risulta isolata. Così pure gli sforzi lodevoli del Centro di Documentazione di assecondare le pretese della mostra sono indizi fuorvianti, che non giustificano tutte le aperture inattese. Il percorso della visita si chiude infatti al terzo piano e sembra voler ribadire la vocazione originaria dell’evento, presentando “video-documenti sullo spazio delle gallerie” e “video-interviste con i galleristi”. Questo materiale di corredo fa parte della sezione Documentazione eventi pensata per essere un archivio in progress del Pan, e per andare ad arricchire un Archivio storico che va costituendosi pian piano.
Ma non si sta discutendo sull’opportunità di dare visibilità a soluzioni artistiche per così dire non ufficiali, tantomeno sull’opportunità di presentarle insieme a quelle ufficiali: si discute piuttosto la poca chiarezza del messaggio espositivo che, se smentisce da un lato l’univocità della scelta curatoriale con la varietà delle proposte messe in piazza, finisce per sopraffare il giudizio dei molti che vorrebbero darne finalmente uno.
carmen metta
mostra visitata il 26 novembre 2005
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le solite lamentele da esclusi, avessimo noi a Milano queste possibilità...
Castelli in aria
Napoli anno zero
Napoli presente
Di mostre così, a Napoli, ne fanno una all'anno. E' un ottimo metodo per fare arrivare soldi in tasca a chi deve riceverli. Per il resto non ha alcuna utilità, per gli artisti come per il pubblico che viene obbligato a sorbirsi l'ennesima replica.
IL TRENTA DICEMBRE MARCIA ZAPATISTA ARTISTICA VERSO IL PAN:
sAndy: è più facile comprendere i bambini che gli adulti...
gli adulti danno tutto troppo per scontato...
adulti e artisti.
Domingo Aniello: mi sembra invece che chi intrapenda una ricerca artistia seria non dia niente per scontato, così come una persona adulta e matura, la comprensione sfocia spesso e volentieri nell'incerteza.
Sandy: li trovo immensamente "poveri" di sentimenti...
non dico tutti, ma la maggior parte sì...
un impoverimento di emozioni che fa paura...
il mondo virtuale è arrivato a far diventare gli esseri umani esattamente delle macchine...
...le cose negative servono...
... ciao Videl...
Domingo Aniello: questo è il motivo per cui si è deciso di guardarci in faccia il trenta, sia anche solo per cinque minuti, con un quadro sotto il braccio.
andreasblue
sarà questa la ragione che ci siamo comprese Sandy? Due bambine a confronto con i propri limiti e poche certezze. Le certezze lasciamole agli altri
Domingo Aniello: a chi lasciate le certezze? A chi le vende sulla vostra pelle?
p.a.aff.
posseprecariartistiaffamati30-12-05ore11binario10conunquadrosottoilbraccio.
due o tre artisti validi a napoli e invece se ne espongono a dozzine ....lo stesso succede a palermo...a milano ...a londra...etc.... etc...
ma se si dovesse realizzare un esposizione con une selezione dei piu interessanti sicuramente scarterebbero i "piu' interessanti"
vedere queste accozzaglie di artisti e' l'unico modo in italia per poter ammirare anche quelli validi.
Ma smettetela con questa inutile polemica...
Napoli in questo modo si muove, è creativa, dinamica... insomma un modo per congiugere l'arte partenopea, far intervenire chi ci è già dentro e far avvicinare per la prima volta estranei. Sensibilizzare il mondo cittadino e indirizzarlo ad una nuova sensibilità lontana dall'essere globali di oggi. L'arte è una globalità nella non globalità di pensiero. Avvicina le menti al mondo, al pensare internazionale senza contaminarle. E poi per quanto riguarda i soldi, quì non si arricchisce nessuno, si sà che gli artisti sono per lo più ricchi nei pensieri e non nel conto in banca.
No ma figurati andava detto, non voglio più starmi zitta, il silenzio è la peggior tortura. Grazie comunque per aver condiviso il mio pensiero.
cara maria paola della rocca non prendertela.concordo con te finalmente possiamo goderci l'arte moderna-contemporanea come tutte le altre città,offrendo inoltre a tutti coloro che la visitano,non solo gli aspetti negativi.ma anche del bello.un saluto
I soldi non sono mica per gli artisti (quelli o sono ricchi di famiglia o si puzzano di fame).
I soldi vanno agli amici architetti che architettano la mostra, alle ditte che allestiscono, al grafico che fa il catalogo, a quello che organizza la comunicazione, ai curatori, a quelli che fanno il buffet, a quelli che fanno la cena... avete mica idea di quanti soldi si muovono intorno ad una mostra del genere?
ma va bene tutto, purchè non si ricandidi quella sciagurata della jervolino che ci ha buttato indietro di almeno una decina di anni!!