Il secolare (nel senso che oramai compie quasi cento anni) meccanismo del ready-made è la principale scelta artistica del collettivo Claire Fontaine (Parigi, 2004), che si definisce “artista ready-made”, con un nome che è già un objet trouvé. Claire Fontaine è la marca di una delle più famose cartiere francesi, ben nota agli studenti d’oltralpe di ogni fascia di età come la nostra Fabriano. Ma per rendere il gioco più originale -visto che fin qui, niente di nuovo sotto il sole- essi parlano della loro figura artistica alla terza persona femminile, definendosi assistenti di Claire Fontaine, cioè coloro che ne curano la produzione artistica. Una rediviva Rose Sélavy? Seconda identità femminile creata per se stesso da Marcel Duchamp nel 1920.
Meccanismo un po’ contorto se applicato alla semplice volontà di fare arte, ma la loro sembra piuttosto la volontà di ragionare ad alta voce su fatti storici, politici e sociali a scala globale, roba da far tremare le vene ai polsi ai più grandi filosofi mondiali.
Spulciando la mostra, che si articola nelle due sedi napoletane della galleria, colpisce il grande light-box (dal quale sono stati tirati 5000 poster gratuiti free-copyright) con la cartina geografica dell’Italia estrapolata da un atlante in lingua araba, della serie Vision of the world o della serie come ci vedono “loro”. Il messaggio è chiaro: il terrore post-11 settembre corre, purtroppo, anche sugli arabeschi di una scrittura che è espressione di una cultura ben più antica di quella del moderno terrorismo integralista islamico.
Inoltre, un light-box con la foto, ritagliata da un quotidiano, di un carabiniere che piange ai funerali dell’ispettore Raciti a Catania, sospesa fra l’ironia e il tragico, apre ai ricordi dei fatti del G8 di Genova: un light-box con un biglietto del treno Milano-Genova Piazza Principe e una scritta riprodotta con il fumo di una fiamma sul soffitto della galleria, “20 LUGLIO 2001 GENOVA IO C’ERO”,frase comparsa sulle magliette di alcuni carabinieri nei giorni successivi ai tragici fatti.
E qui, qual è il messaggio? Chi è che conduce questa Guerra Incivile di cui l’artista ci riporta i Taccuini? I Carabinieri o i Black Bloc?
È l’installazione Italian brickbats che sembra dare la risposta al quesito: ai limiti del revisionismo storico, in essa si accostano copertine di libri con pagine fatte di mattoni (i brickbats in inglese sono le sassaiole, per intenderci). Si passa dal libro–intervista di Rossana Rossanda a Mario Moretti, che proprio nei giorni in cui ricorre l’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro è davvero un macigno sullo stomaco, a testi come quello di Garin sul Rinascimento italiano.
E la tesi della semplice esposizione dei fatti mescolati “come un effetto collaterale delle informazioni confuse che ci raggiungono continuamente” non regge. L’esposizione dei fatti senza giudizio non esiste, tanto in storiografia quanto in arte. L’arte è giudizio. Nel semplice accostamento di due o più elementi c’è giudizio, altrimenti non c’è arte. E il giocare a fare “i nipotini di Duchamp” con la memoria collettiva di tante sofferenze passate, accostando il terrorismo delle Brigate Rosse al Rinascimento italiano, francamente sembra un po’ troppo.
giovanna procaccini
mostra visitata il 2 maggio 2007
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Procaccini, sublime moschettiera, questo si chiama scrivere, questo si chiama pensare! che exibart ti conservi...
mostra decisamente insulsa...piena di citazioni trite e di "salti (estetici???)pindarici" da far rabbrividire il più incallito dei postmodernisti...Meglio una birra a piazza del Gesù!!!!
Wow! :)
Grandissima artista, grande mostra di spessore, ma ancora piú grande la Procaccini!!
la procaccini è un "critico" salottiero, ed è interessante il suo articolo proprio per questo, è come se marta marzotto fosse stata a genova nel 2001! una grande
Che bello.. ora sono diventata pure una critica salottiera, quando, chi mi conosce sa che mi faccio il mazzo sui libri.. su internet, ecc.. per aggiornarmi continuamente.. Quello che mi stupisce è la superficialità dei giudizi e la pratica diffusa del commento al commento della mostra... perchè non commentate direttamente la mostra? Firmandovi, magari?