L’enciclopedia, come insieme delle conoscenze ordinate, è un’immagine statica per eccellenza. Sede di un sapere totalitario, si esprime in un linguaggio assoluto che organizza il mondo abitato e compreso dagli uomini. La biblioteca infinita di Borges, le fonti più o meno attendibili di Wikipedia, e l’ipertesto fluido di William Kentridge, dimostrano che questa situazione è cambiata.
In occasione della quinta personale negli spazi della galleria Lia Rumma, l’artista sudafricano ha contrapposto visivamente movimento e staticità, le parole su fogli e le immagini animate, riunendo una serie eterogenea di opere, realizzate tra il 2012 e il 2014. Insomma, la strada della conoscenza non è una ricerca univoca di elementi esperibili ma un fluire asimmetrico tra grammatiche opposte, tra discorso oggettivo e dimensione soggettiva.
Per rendere immediatamente comprensibile tale rapporto dialettico, sono state esposte le pagine dei dizionari enciclopedici, scomposte dalla rigida rilegatura dei volumi e dipinte con il tratto denso dell’inchiostro indiano, steso con pennelli usurati. Questi stessi fogli, grazie alla tecnica “flip book”, creano l’animazione dei tre filmati, proiettati, o meglio, sfogliati in tre sale. Dunque, una sorta di viaggio iniziatico nel processo creativo dell’artista, tra le pareti del suo studio, «un luogo dell’esistenza, a metà tra spazio fisico e mentale, dove tutte le immagini prendono forma», ha detto Kentridge, durante l’incontro organizzato dal Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università “L’Orientale”, nella basilica di San Giovanni Maggiore.
Da un lato, la spiegazione affidabile dei lemmi stampati sull’Oxford Dictionary e sul Technology Dictionary, l’uniformità garantita da un codice approvato dalla comunità culturale. Dall’altro, l’interpretazione del quotidiano, l’ambiguità del mondo, la fallibilità delle percezioni e dei ricordi che cambiano continuamente struttura. Allora, sulle pagine dei dizionari enciclopedici, ampi varchi verso l’onirico e il surreale si dilatano e si contraggono, seguendo il ritmo incalzante delle animazioni. Una carta consumata dalla storia dell’uomo, percorsa da righe fitte di lettere e nozioni, fa da supporto al tratto grafico. Alberi frondosi, geometrie, uomini in fuga, brani di sogni e reminiscenze che sovrastano lo sfondo delle definizioni e dei disegni esplicativi. La narrazione è discontinua, procedendo per suggestioni improvvise, riesce a essere stimolante e raffinata.
Il dizionario enciclopedico, sezionato dal movimento caotico dell’essere, diventa simulacro di una stabilità irraggiungibile, chimera oscura della conoscenza.
mario francesco simeone
mostra visitata il 6 maggio 2014
dal 6 maggio 2014 al 26 luglio 2014
William Kentridge / Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12
Orari: martedì-sabato 11:00-13:30 / 14.30-19:00
lunedì su appuntamento