Un occhio poco obiettivo quello di Mimmo Jodice (Napoli, 1934), che in occasione del conferimento della laurea honoris causa in architettura presso l’università Federico II di Napoli, ha selezionato una cinquantina di scatti dagli ultimi vent’anni d’attività. L’essenzialità dell’allestimento, nei toni del grigio, accompagna strisce di colore bianco e nero, presenti nella scala granulosa delle loro sfumature, entro immagini di città apparentemente prive di presenza umana.
Edifici e ambienti aperti, ideati dall’architetto-artifex contemporaneo, di cui il neolaureato senza matricola sceglie punti di vista inediti. Come l’arco della Défense a Parigi, divenuto squadrato sfondo moderno in contrasto con il primo piano di un cimitero dalle lapidi malinconicamente gotiche.
I metri di misura usati da Jodice, anziché disto al laser e programmi in 3d, comuni agli architetti d’oggi, sono i contorni del formato rettangolare. Con essi valuta la distesa immensa di San Paolo nel 2003, le favelas infinite distese in orizzontale con formicai umani in alluminio e cartone, i deserti di motociclette clonate per cittadini che si confondono nella spersonalizzazione delle metropoli. Megalopoli che correrebbero il rischio di essere confuse tra loro per la ripetitività di grattacieli, ponti e megaparcheggi.
Ma l’obiettivo soggettivo di Jodice e le focali corte preferite per gli scatti di San Paolo, Mosca e Tokyo, mettono in evidenza i singoli tratti specifici allontanando ogni possibile dèjà-vu.
Città e interi quartieri costruiti ad indispensabile misura d’uomo, come nel caso dei gusci high-tech giapponesi, con stereometrico giardino Hamarikyò annesso, esprimono anche un altro linguaggio, che va oltre quello puramente architettonico di linee, vuoti e pieni. È l’abc di binomi sociali come lusso e potere nel Panorama dalla Trump tower, scattato in pieno decennio yuppie a New York nel 1985; efficienza e tecnologia al Logan international airport di Boston e nel suo Financial district, l’area di verticali condomini di uffici. Eleganza e autoritarismo nel Museo della guerra di Mosca, in un gioco di curve tra la pavimentazione della piazza e la velocità raggiunta dal corpo dell’edificio sopraelevato su robusti pilastri.
Jodice sembra preferire l’architettura contemporanea, tranne che per i quattro segnali di Napoli, in cui è la città antica, con la geometria delle cupole e gli antichi edifici, a testimoniare che è ancora questo l’ambiente maggiormente vissuto.
Non rimane che una domanda: se oltre che visibili queste città siano anche vivibili.
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irene tedesco
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