Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Dialogo è sicuramente la parola chiave su cui si fonda la linea progettuale della Galleria Fonti che, con una programmazione ricca, riesce a mettere in luce le opere degli artisti già proposti con altre realizzate da artisti esterni, di precedente o nuova creazione. Astrazione è l’incipit di una serie di collettive che, nella sua seconda tappa, vede come protagonista Shōzō Shimamoto (1928-2013, Osaka), grazie alla collaborazione con l’omonima Associazione di Napoli. L’artista giapponese, massimo esponente del gruppo Gutai, ha affrontato, in tutta la sua produzione artistica, la ricerca della forma più pura d’espressione, quella istintiva, primordiale, priva di qualsiasi sovrastruttura sociale, la ricerca del “vuoto pieno”. Così, le opere prese in esame in questa esposizione sono quelle degli anni 50’ e 60’, quando l’artista approcciò all’arte in diversi modi, per cercare una libera espressione. Opere dove l’azione è il solo elemento che conta, poiché supera il tempo e lascia una traccia che va oltre la volontà di fare arte, diventando strumento di una soggettività, quando entra in relazione con le persone, e comunicazione, quando si vuole far trapelare un messaggio. Si parte quindi con Red A on red dove la più classica forma di comunicazione, la scrittura, è arte sacra, l’unica in cui l’artista ammette l’uso del pennello, poiché aderisce perfettamente al corpo ed è in diretta connessione all’anima.
Evidente la prossimità con le opere di Christian Flamm (1974, Stuttgart), in cui il linguaggio assume un ruolo totalmente modulabile rispetto sia alle visioni sociali, che ormai ci appartengono, sia alle capacità di ognuno di noi di riuscire a leggere oltre le forme più convenzionali. In The Painter, di Piero Golia (1974, Napoli), è altrettanto fondamentale la procedura gestuale che sfocia nell’astrazione, se si considera che la tela è stata letteralmente dipinta da un robot e che la volontà di questi movimenti è direttamente collegata all’intervento indiretto del fruitore. Così come le buche sul selciato che, ricostruite in resina colorata da Daniel Knorr (1968, Bucarest), mostrano un percorso sociale di città ormai sovraccaricate di strati invisibili, se non per queste impressions che riemergono col tempo. Invisibili, invece, restano gli aiuti umanitari presenti nei nostri Paesi civilizzati, dove si continua a investire senza dare un concreto contributo alle problematiche più urgenti. Simbolo di questa forte critica è la capanna costruita da Daniel Knorr, composta di due lastre di metallo saldate tra loro. Invece, la pittura nei bozzetti di Eric Wesley (1973, Los Angeles) mostra l’impronta che può lasciare la sua arte, trasportata da un foglio all’altro, così che un altro dipinto viene a crearsi e un altro ancora, tracce continue di un passaggio che creano la circolarità di un’opera infinita.
Chiara Barone
mostra visitata il 15 marzo
Dal 7 marzo al 27 aprile 2018
Shozo Shimamoto in conversation with Christian Flamm, Piero Golia, Daniel Knorr, Eric Wesley
Galleria Fonti
Via Chiaia 229 – 80132, Napoli
Orari: Dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 14 e dalle 16 alle 20
Info: info@galleriafonti.it