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L’immagine si percorre chiaramente. Attraversando l’ordinato labirinto delle sfocature, l’occhio viene guidato in quella direzione precisa, verso la netta linea del contorno che ritaglia, dallo sfondo, un volto tumefatto, sul quale si sovrappongono disordinati segmenti violacei e rossicci. Gli occhi socchiusi senza alcuna forza, lasciano spazio ad alcun dubbio. Le grandi fotografie di Thomas Hirschhornn emergono con una eleganza lancinante dalle pareti della galleria di Alfonso Artiaco. L’essenza impalpabile di un mondo, forse distante, magari prossimo, che scivola dai soffitti alti e immette il suo rumore grigio nelle luci nitide, nell’atmosfera pacata, tranquillizzante, dello spazio espositivo. “Behind Facelessness” colpisce con una forza inaudita, espressione di un’estetica che non accetta alcun compromesso, come è tipico dell’artista svizzero, alla quarta personale negli spazi napoletani. In questa occasione, Hirschhorn ricorre alla sua profonda conoscenza dell’ambito pubblicitario, una consapevolezza dei metodi di formazione e diffusione dell’immagine, qui usati per legittimare il manifesto poetico del meccanismo della finzione, fino al suo limite feroce, quello della censura.
Così, enormi pagine patinate promuovono ciò che normalmente viene rimosso, poster dedicati ai corpi maciullati dalle granate, di qualunque bandiera esse siano. Membra disarticolate risaltano in primo piano, attorniate dall’alone lasciato dall’ingrandimento smisurato dei pixel, un offuscamento che lascia a malapena indovinare i corpi perfetti di modelle, i loro vestiti preziosamente cuciti. Questa anatomia ambigua, perversamente affascinante come una sequenza descrittiva di Louis-Ferdinand Céline, è un’esca, serve per scuotere l’attenzione, perché questi collage raccontano una volontà di purezza, un’estetica che dialoga con la storia solo nella misura in cui si affronta il termine cronologicamente determinato della condizione percettiva. Ciò che si vede e come si vede. Ed è naturale che questo processo coinvolga i due capisaldi della nostra epoca: l’immagine digitale, perfettamente definita, e il suo opposto, ciò che è sfumato, la cancellatura diventata nuova astrazione. La misura comune è la scala dei pixel, l’unità di informazione minima che compone la realtà del virtuale e crea ciò che vediamo, il valore cromatico interpretato dall’occhio, elaborato dall’inconscio. Qualcosa risale dall’abisso del visivo, portando alla luce la sua armonia deforme.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata l’8 aprile
Dall’8 aprile al 27 maggio 2017
Thomas Hirschhorn, Behind Facelessness
Galleria Alfonso Artiaco
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: dal martedì al sabato, dalle 10:00 alle 20:00
Info: info@alfonsoartiaco.com