Ad attendere il visitatore è l’ultimo video di
T-yong Chung (Tae-Gu, 1977; vive a Milano e Seoul),
Music Box. È una breve videoinstallazione in cui sono sciorinate sullo schermo dita che, immaginariamente, raccolgono come pinze di una gru persone distrattamente indaffarate per strada, viste dal dietro di una finestra, mentre un dito medio, con le movenze di una carrucola, si posiziona in modo eretto.
Ecco il benvenuto a una delle mostre più irriverenti messe in scena in area partenopea,
12 labours in 7 days for the fantastic 4. L’
incipit dell’esposizione è nel
concept del titolo: in esposizione sono le dodici fatiche di Eracle riviste da Alvise Bittente, il videotape girato in 7 giorni da Alexander Costello e la video-dedica ai
Fantastici 4 di T-yong Chung.
Disposte in fuga lungo una parete bianca sono le matrici delle acqueforti de
I 13 sollazzi di Eracle di
Alvise Bittente (Venezia, 1973). Dodici fatiche, più una nuova di zecca, ove il mitico Eracle non è mai raffigurato. Sberleffo iconoclastico? Fatto sta che, a fare da protagonisti sulle tavolette vaporose, sono questa volta i “cattivi”, tanto buffi da far risultare il nerboruto semidio ellenico poca roba.
Di lui se ne può fare beatamente a meno. Basta che campeggi in primo piano
L’idra di Lerna che fuma una sigaretta mentre dà una controllatina al suo naso. E non passa inosservato il tredicesimo sollazzo inventato dall’artista, lo
Struzzapavone della seduzione, animale pseudo-mitologico intento a cibarsi con la testa sottoterra, mentre ignaro espone al vento il proprio deretano.
Da un’altra stanza si ascoltano chiacchiere sciccosamente londinesi. Sono commenti piazzati rigorosamente in presa diretta dall’artista britannico
Alexander Costello (Londra, 1976; vive a Milano) mentre svolge le riprese del suo
In transito, video girato in sette giorni tra il 2006 e il 2008. Dall’alto di una finestra milanese, Costello studia il comportamento dell’uomo davanti alla fermata di un tram, divertendosi a indovinare chi-si-fermerà-dove. Ed ecco che, basandosi sul colore di una giacca, l’artista prevede il futuro.
Una ricerca decisamente inedita, questa, che mette sul tavolo argomentazioni psicosomatiche, suggestioni geometriche, calcoli statistici e soprannaturali doti da stregone. Tutto poi è razionalizzato in chiave compositiva: ognuno dei sette giorni viene contrassegnato dai colori dell’iride e quindi argomentato in trentanove cartoline a pois, dove i dati psico-pseudo-statistici diventano quadri pop-puntinisti.
Non resta che andare al livello inferiore per i quattro minuti di
The Fantastic 4 di T-yong Chung. L’eroe, in questo caso, non è il mito classico sbeffeggiato né l’artista dalle doti precognitive, ma quattro “semplici” ragazzi intenti a divertirsi più che a compiere gesti super. Ragazzi che fanno girare libri su dita come fossero palloni da basket, aspirano fuoco da accendini, ballano buffamente con dischi di seghe circolari in mano e trasformano penne in aeroplanini.
Tutto fantasticamente ironico.