Prima amici, poi artisti. Così potrebbe sintetizzarsi la storia di
Lawrence Carroll (Melbourne, 1954) e
Steve Riedell (Inglewood, California, 1954), entrambi trasferitisi, vent’anni or sono, al 365 di Canal Street a New York per farsi ispirare dai grandi maestri. I due passarono tante serate a fantasticare e a raccontarsi le idee sull’arte, crescendo e nel frattempo diventando artisti: “
Visitavamo musei e gallerie e dopo ci perdevamo in discussioni interminabili sulla vita, sulla pittura e sulle sue possibilità”. La doppia esposizione, in mostra nello spazio mezzo romano e mezzo napoletano dello Studio Trisorio, è dedicata al ricordo di questo percorso formativo condotto in tandem. Crescita e maturazione biunivoca, dunque, e nonostante ciò resta inedito il concept della mostra, poiché è la prima volta che le opere dei due artisti sono presentate insieme.
A conversation between friends ha tutto il sapore di un dialogo tra due cari amici, intriso di sapori andati e ricordi.
Il bisogno del ricordo è, d’altronde, prerogativa della ricerca che da sempre ispira Carroll, già noto al panorama artistico peninsulare per le sue numerose esposizioni tenutesi negli ultimi anni in quel di Milano, nonché per l’attività didattica che svolge allo Iuav di Venezia. L’artista australiano traduce il ricordo, anche quello legato a sensazioni sfuggenti, in materia, caricando gli oggetti di segni, di cicatrici che ne raccontano la memoria.
La poetica del riuso pervade tutti i suoi oggetti. Le sue opere, note come
Sleeping Paintings, rimandano alla mente esperienze sbiadite che riaffiorano con nuovi significati. La materia ormai inutile, spesso costituita da oggetti raccolti per strada, riacquista dignità secondo quel processo che ha portato ad accostare l’arte di Carroll alla
Deposizione di Sant’Andrea Apostolo di
Luca Giordano: il pallido corpo di Sant’Andrea deposto sulla croce diviene materia destinata a risorgere e ad acquisire nuova dignità.
L’opacità dei colori, sempre caratterizzati da un bianco impuro, s’intreccia con i toni altrettanto tenui delle opere di Riedell. I barlumi di colore, azzurro e arancio, in
September sono tra le poche note colorate caratterizzanti gli spazi espositivi. Il giallo livido di
Wax Jar è un’altra rara nota di colore; la giara in cera lacrimosa, tra l’altro unica scultura
stricto sensu esposta, diviene evidente contenitore di memorie. Le opere dell’artista californiano si confrontano anche col movimento, com’è evidente dal dinamismo conferito alle figure prismatiche sottoposte a lievi ma acuti scostamenti.
La confusione che nasce dalla commistione delle opere, esposte senza didascalie a detrimento di una loro chiara attribuzione, risulta, poco dopo, piacevole in quanto allegoria di una conversazione calda tra due amici che non si confrontavano da un pezzo. Del resto, quale miglior occasione di riunirli se non attraverso l’arte?