Nel mondo classico, il tempio e il teatro erano luoghi cognitivi. Le culture vi fondavano la percezione collettiva del mondo, una identità condivisa del sentire spirituale e materiale, che si esprimeva ciclicamente nei gesti del culto e nelle parole dell’attore. Le funzioni rituali di entrambi gli edifici e delle persone che li amministravano erano strettamente collegate, come immediato era il contatto tra i mondi terreno, superno e infero.
Con il passare delle epoche, scena e altare hanno assunto funzioni diverse, e anche il rapporto tra l’uomo e il divino si è smaterializzato, essendosi allontanate le sfere della società da quelle dell’istinto. Però, l’affinità dei linguaggi, nonostante alcuni tentativi di rimozione, è rimasta latente nella cultura europea. Riportata alla luce nella Nascita della Tragedia dallo Spirito della Musica, di Friederich Nietzsche, e nell’estetica wagneriana della dialettica uno-universo, è stato solo dopo, con il Teatro delle Orge e dei Misteri di Hermann Nitsch, che questa congruenza di rituali è entrata nel campo della sperimentazione artistica, non più sintomo di una percezione condivisa ma tentativo estremo di ritorno all’archetipo.
Ogni personale di Hermann Nitsch è una messa in scena della crisi del rapporto tra le parole e le cose, tra ciò che esiste e l’altro. «Questa non è una mostra di resti. Non sono tracce ma presenza», contatti pulsanti con un pensiero ancora in fieri, ha detto Achille Bonito Oliva, durante la presentazione della mostra dedicata all’artista viennese, a cura di Michael Karrer, che riunisce ottantotto Schüttbilder di grandi dimensioni, tratti da dieci azioni pittoriche, accompagnati da testi e fotografie documentarie, provenienti dal Nitsch Museum di Mistelbach, nei cui spazi, in uno scambio visivo e ideale, sarà ospitata la collezione del Nitsch Museum di Napoli, in occasione di “Arena. Opera dall’opera”, a cura di Giuseppe Morra.
Il titolo della mostra conferma la difficoltà terminologica a uscire da certi schemi interpretativi, perché “eccesso” è termine abusato, quando si parla di Azionismo pittorico. Non una scuola ma un movimento tanto disorganico nei temi e nelle applicazioni quanto connotato geograficamente, il Wiener Aktionismus è estrinsecazione mitteleuropea della riflessione postbellica sulle declinazioni dell’intera semantica dell’arte, dalla produzione alla fruizione, dallo studio al museo, dalla tela al corpo. Hermann Nitsch compie questa psicoanalisi dei linguaggi dagli anni ’50, ibridando luoghi e concetti, tra la sacralità del rito e la teatralità dell’osservazione, purificando lo scandalo attraverso l’essenza degli istinti. Le sue malaktion, alle quali è interamente dedicata la mostra napoletana, si sviluppano su una superficie rappresentativa ambigua, che tenta di raggiungere la chimera del Gesamtkunstwerk, riunendo colori, azioni, parole e musica, tra l’inconscio ancestrale e il sistema dell’arte, nei due spazi istituzionali dedicatigli e in un castello-factory, a Prinzendorf, nella quiete della Bassa Austria.
L’arte totale di Hermann Nitsch si configura come estensione al di là degli spazi, simile a una “cattedrale del colore”. Come i cicli musivi saturano le superfici delle basiliche, le azioni pittoriche traducono tutti gli spazi disponibili del museo e, arrivando anche sulle volte delle sale, diventano narrazione ossessiva.
Questo non-luogo creato dal colore performativo, segue una logica rituale appartata e propone momenti di interruzione catartica della sensibilità comunemente accettata, istanti di seducente sospensione di quel progetto sociale, stratificato nella storia e negli eventi, che obbliga alla tiepida sicurezza del mondo costituito. Principio della sua poetica pittorica, è un’azione diffusa negli esiti ma plastica nella struttura escludente, simile a una processione che, nell’incedere lento e misurato, forma uno spazio-altro, estraneo all’enciclopedia delle costruzioni sociali.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata il 25 ottobre 2014
Dal 25 ottobre 2014 al 28 febbraio 2016
Hermann Nitsch, Azionismo pittorico – eccesso e sensualità, a cura di Michael Karrer.
Museo Nitsch, vico lungo Pontecorvo 29/d – Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì: 10.00 – 19.00; sabato: 10.00 – 14.00