26 maggio 2004

fino al 28.VI.2004 Glen Rubsamen – Euphoric, Narcotic and pleasantly hallucinant Napoli, Galleria Alfonso Artiaco

 
Struggente, malinconico, evocativo. Il crepuscolo controluce secondo Glen Rubsamen, iperrealista per definizione che intinge i pennelli nella dimensione artificiale. Stavolta, in quattro lavori site specific, l’artista californiano fissa il cielo sopra Napoli...

di

Euphoric, Narcotic and pleasantly hallucinant. Il titolo pare un pezzo dei migliori Pink Floyd ed è, di primo acchito, in piena sintonia col personaggio. In superficie, Glen Rubsamen (Los Angeles, 1957) ha tutta l’aria ipervitaminica del “forever young” statunitense: gioviale, svagato quanto basta, fisicamente piazzato, sorriso smagliante e colorito della salute (d’altra parte, è o non è nato ad Hollywood?!). Turista non per caso, nel maggio del 2003 arriva a Napoli, parla con Alfonso Artiaco, ammira la Riviera di Chiaia e se ne va.
Dodici mesi più tardi, dopo aver svernato a Roma presso Valentina Bonomo, eccolo riaffacciarsi nella primavera meridionale con quattro grandi opere concepite appositamente per lo spazio di Piazza de’ Martiri. A onor del vero, a chi già lo conoscesse Rubsamen non rischia di regalare particolari sussulti, riproponendo anche stavolta profili scuri di alberi e lampioni che si stagliano contro l’aria che abbruna. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ma quanto “intenerisce il core” il sole che cede il passo alla notte imminente… glen rubsamen
Romantico per sua stessa ammissione, questo americano a Colonia (da un po’ è tedesco d’adozione) ricrea con abbagli acrilici tramonti infuocati di struggente violenza, o cieli che trascolorano in strati d’azzurro sempre più cupo. Insomma -che si tratti di atmosfere australi o boreali poco importa- l’effetto è suggestivo, con Rubsamen pronto a catturare l’attimo fuggente del crepuscolo come se stesse scattando un’istantanea: fotografici sono infatti i tagli e le inquadrature – un corredo compositivo volto a condizionare la posizione dello spettatore – così come fotografica è la resa del controluce, accorgimento ereditato come peculiarità novecentesca.
Affascinato dal tema del viaggio, l’artista si rapporta alla realtà con lo sguardo del turista-collezionista di cartoline illustrate e con una modalità espressiva iperrealista solo per convenzione e perizia tecnica, giacché qui gli oggetti passano in secondo piano e protagonista diventa la luce. Una luce che Rubsamen vuole insolita, artificiale, intensa, malata. Di cosa? Di malinconia, si direbbe. Sensazione indefinita, lacerante, ineffabile. Romantica, in tutti i sensi.

anita pepe
mostra visitata il 13 maggio 2004


Galleria Alfonso Artiaco
P.za dei Martiri 58-I 80121 Napoli, 081 4976072 info@alfonsoartiaco.com
lun_sab 10.00 –13.00/ 16.00-20,00


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