L’arte contemporanea si può dividere in due macrotendenze: quella che si serve del progresso tecnologico in maniera quasi sfacciata, azzerando quasi del tutto il processo creativo e quella che, al contrario, reagisce violentemente a questa saturazione tecnologica e recupera tecniche tradizionali e sempre più spesso artigianali.
Simon Periton (Kent, 1964) realizza da almeno una decina di anni elaboratissimi intagli di carta in forma di merletti, ghirlande e centrini. In questa personale l’artista esibisce una serie di lavori realizzati durante il suo soggiorno napoletano. Addentratosi nelle strade cittadine ribollenti di vita, ha riconosciuto subito quello spirito anarchico e quel disordine a cui ispirarsi. Una serie di Anarchic Doily, una delle espressioni più tipiche dei suoi merletti, assumono qui nuovi significati nella misura in cui la rivolta anarchica non è più quella inglese degli anni ’70, dei Sex Pistols, ma quella quotidiana di un popolo che vive senza regole. Muovendosi tra il presente e il passato che sopravvive come patrimonio di antiche tradizioni, Periton rievoca la leggenda dell’Uovo, la familiarità con la morte (Skull and cross bones), la religiosità vissuta con devozione e superstizione (Relic), il rapporto disinvolto con il corpo e la sessualità (Cock blue).
Parallelamente a questa appropriazione di simboli, per così dire tradizionali, della napoletanità, l’artista tenta una riflessione più personale e poetica. Neapolitan è una stratificazione di tre fogli intagliati non più secondo una tessitura iperdecorativa, ma seguendo la trama irregolare di una rete che si sfalda continuamente. In Spaccanapoli e Street pizza prevale invece il senso di confusione generato dall’impatto con la realtà napoletana: il groviglio di strade che risucchia l’artista. I segni si intrecciano disordinatamente e dal caos di linee e percorsi emerge un’anomala e convulsa bellezza. Critical Mass infine rappresenta un’inedita icona della napoletanità, omaggio alla popolazione su due ruote e espressione endemica di uno stile di vita anarcoide e libertario. Questo stile punk vittoriano, energico e paradossale, sospeso tra la delicatezza dei pizzi e la violenza di una sommossa anarchica, esprime bene l’anima incongrua di questa città condannata a se stessa. Qui, per la strada, la bellezza di superficie lascia il posto ai comportamenti più disinibiti, sfrenati e talvolta violenti. La decadenza e l’ottusa ribellione fine a se stessa ribollono in profondità: energie pronte a collassare su se stesse o a esplodere con un enorme boato. Dalle bellezze paesaggistiche e dagli scorci pittoreschi, Periton si avventura così nel ventre del caos: le strade, i vicoli, i palazzi fatiscenti, i graffiti, dove la storia pulsante del territorio rivela le sue più profonde contraddizioni.
francesca boenzi
mostra visitata il 1 luglio 2004
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Simon Periton è l'unico artista che pur avendo avuto una copertina sulla prestigiosa rivista inglese "Frieze" (ben 6 anni fa), non è mai riuscito a sfondare.
Ad essere onesti, Il suo lavoro di qualche anno fa meritava più attenzione, quello attuale, molta di meno.
Non è un caso infatti, che una galleria italiana lo esponga solo ora quando è oramai alla frutta.
Tutto questo significa solo una cosa: la sua galeria londinese Sadie Coles HQ, ha poco potere contrattuale.