Il comandante si affaccia dalla plancia della nave, la sua espressione si riflette sul vetro opaco. È sicuro della rotta e padrone degli strumenti, scruta l’orizzonte e il mare che si perdono nella nebbia. Napoli oppure Hong Kong, una petroliera oppure un cargo, le certezze si incrinano e lasciano scoperta l’evanescenza della memoria. Per Ferruccio Orioli, le immagini imprecise suscitate dai ricordi, che affiorano dallo scorrere del tempo, sono materiale da scomporre e riadattare, un’agile struttura in grado di sorreggere la narrazione fantastica e reale di mille e uno viaggi via mare.
L’artista, che è nato in Laguna e da anni vive nel Golfo, ricorda la figura del padre, comandante di nave, rievocando la leggera essenza dell’acqua, una superficie di trasparenze e rifrazioni sulla quale le vicende più disparate possono incontrarsi con naturalezza. Così, per la mostra negli spazi di Fiorillo Arte, su Riviera di Chiaia, proprio a pochi passi dal mare, Orioli riporta voci e immagini da luoghi lontani sul planisfero e vicini nell’immaginazione, forme di oggetti dispersi tra le correnti marine, velieri ondeggianti nell’aria e profili di navi liberty, la classe mercantile sulla quale il Comandante O navigò per molti anni e che, nell’immediato dopoguerra, fece la fortuna di molti armatori italiani. Il percorso si svolge come un racconto visivo nel quale la figura paterna diventa presenza trasparente, personaggio che muove una storia le cui propaggini, a loro volta, spostano tasselli di altri ricordi, perché la narrazione sfugge dalle categorie di unità, è impossibile da ripercorrere se non perdendosi tra personaggi, trame parallele, stili e materie.
In questa epopea frammentata, gli acquerelli tracciano la linea principale, ritraendo i profili delle Isole incerte, continenti che scompaiono per riapparire, improvvisamente, in qualche angolo di oceano, oppure raffigurando gli schemi dei progetti di velieri come il Gesù Cristo, il Geco Rosso, il Requiem, la Cybele, «barchi di mare» ai quali sono legate altre trame e gli unici in grado di approdare a quelle isole. Alcuni di questi barchi sono stati realizzati, «costruiti dal 1994 al 2016 con tutto ciò che si trova vicino o in riva al mare: camicie dismesse, bambù cresciuti dietro la panca azzurra di Seiano, canne di Stromboli, Limnos e Salina, vari spaghi e lenze», spiega Orioli, come concretizzazione di un avvenimento, di un’esperienza, un diorama concentrato tra le vele e le sartie. La storia è completata da taccuini e diari di bordo fitti di annotazioni, strumenti di navigazione corrosi dalla salsedine, ognuno porta i segni di una parte del racconto, come il Gavitello rosso, «striminzita sintesi di qualcosa di importante», simbolo di un punto di vista ondeggiante nel nulla.
Tra questi oggetti, c’è una paperella di plastica, gelosamente custodita in un barattolo. Nel corso di uno dei viaggi del Capitano O, un carico di 30.000 paperelle finì in mare, al largo delle Isole Aleutine, un fatto realmente accaduto nel 1992. I giocattoli hanno viaggiato per miglia e miglia marine, spinti dalle correnti, in un viaggio intorno al mondo che mette insieme suggestione e minaccia, considerando il pericolo reale delle enormi chiazze di immondizia, alcune grandi quanto la penisola iberica, che hanno reso gli oceani difficilmente navigabili.
Mario Francesco Simeone
Mostra visitata il 20 maggio 2016
Dal 20 maggio al 28 luglio 2016
Ferruccio Orioli, In ricordo del Comandante O
Galleria Fiorillo Arte
Riviera di Chiaia, 23 – Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18.
Info: fiorilloarte.com