Tra i molti eventi organizzati durante gli ultimi mesi a Napoli, People costituisce l’esempio più singolare e, per molti versi, il più convincente. Firmata da Eduardo Cicelyn e Mario Codognato, la mostra raduna ottanta lavori acquisiti negli ultimi dieci anni da Ernesto Esposito ed è un tributo -quasi un atto dovuto- ad una raccolta la cui soglia storica è stata raggiunta ormai da un pezzo.
Se in un museo la scelta dell’allestimento dovrebbe sempre comunicare un proprio messaggio, quello ideato per il collezionista napoletano si mostra come una sorta di background entro cui il visitatore raggiunge una condizione di “a tu per tu” con la sua personalità. Estrosa, maliziosa, lussuriosa. La mostra è la prova di come un allestimento possa discostarsi dall’inevitabile altarino per l’adorazione dei capolavori: quattro stanze al piano terra, dominate dal salone centrale, che fa dimenticare al visitatore le tradizionali pareti bianche, risucchiandolo in un allucinato e delirante manierismo.
A dare questo immediato shock visivo è l’installazione di A.V.A.F. (Assume Vivid Astro Focus): una serie di bizzarri motivi decorativi, dalla forte carica ipnotica, attraversati dall’energia pulsante della musica (una selezione di brani mixati dal collezionista stesso). L’atmosfera ricorda l’esistenza vorticosa della città e la gente che la popola, mettendo in scena l’ampio spettro di corpi, ritratti e temi contemporanei.
Alcuni degli artisti scelti sono in pieno sviluppo (Peter Coffin, Amie Dicke, Yang Fudong, Luis Gispert, Nicola Gobbetto, Piero Golia, Jonathan Monk, Steven Shearer, Padraig Timoney).
Altri, invece, sono già decisamente affermati; tra questi l’esempio più elegante e sensuale è quello del fotografo giapponese Nobuyoshi Araki che, con il suo Nudo, lascia emergere le matrici autobiografiche di un lavoro che indaga la linea di confine tra erotismo ed ossessione. Rimanendo in area giapponese, ancora il corpo è al centro della fotografia di Yasumasa Morimura: nel suo Self-portrait, l’artista veste i panni di una star cinematografica, sullo sfondo di un set minuziosamente allestito. Analizzando, con giocosità ed ironia, il tema della trasformazione e mascheramento del sé. Decisamente più inquietanti sono le trasmigrazioni d’identità proposte dai fratelli inglesi Jake & Dinos Chapman che, rifacendosi ai manichini delle vetrine, realizzano una mostruosa metafora dell’incontro-scontro fra natura e manipolazioni genetiche. Mentre, intensa ed emozionante (come ogni fotografia dell’artista americana) è Joanna laughing di Nan Goldin: un ritratto che descrive, quasi in “presa diretta”, la psicologia della protagonista e lascia intuire le circostanze, i luoghi, e gli eccessi dell’umanità contemporanea.
marianna agliottone
mostra visitata il 29 giugno 2006
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no, bello è l'allestimento, di grande impatto.
ma poi i pezzi, presi uno ad uno, lasciano alquanto a desiderare. un bel packaging che salva una diffusa mediocrità di contenuti. ma perché Esposito, invece di fare beneficenza alle gallerie cittadine, non devolve tutto a qualche ONG?
mostra splendida
immagino la Iervolino, attesa all'inaugurazione, osservare sbigottita l'enorme pene ricoperto di brillanti..
"Ernestino ma sta mostra del ca.... quanto mi è costata???"
Finalmente tanti si possono sbizzarirsi nel criticare delle MOSTRE realizzate a Napoli da "MUSEI"" di ARTE Moderna/Contemporanea!
Gli allestimenti ben fatti sono importanti per il successo di una mostra!Una città che brulica di Architetti,Artisti etc--etc--sarebbe vergonoso un pessimo allestimento!
lo scopriremo solo morendo (se è tutta una stronzata).
Al madre grandissima mostra innovativa al piano terra e interessantissima mostra di Kounelis all'ultimo piano.Anche la permanente del museo è uno sguardo sull'arte degli anni:50-60 e 70!OK.:)
la mostra è stupenda.............
brava marianna bello l'articolo continua cosi
X Beneficenza, il conenuto del tuo messaggio esprime quanta disperazione oggi giorni ci assale nel avere come responso su grandi opere giudizi cosi bassi e mediocri.....Non riconoscere nelle opere di grandi artisti come quelli che sono stati esposti una oggettiva bellezza ci spiega come mai sia cosi difficile diventare dei veri artisti...