Notizie dall’America. O, meglio,
novità. La scelta della galleria partenopea cade su un tris di artisti giovanissimi, nati tra il 1977 e il 1980. Che sia d’assi, sarà forse il tempo a dirlo. Quel che è certa è la volontà di Annarumma di tenere il passo con le precedenti “scoperte” americane, alla ricerca di uno scambio sempre più fecondo con le nuove voci provenienti dagli States.
Ma andiamo con ordine: la prima sala è dedicata a
Frankie Martin e al suo progetto
Live from Bermuda Triangle. Intento dell’artista è quello di rievocare le suggestioni legate a questo luogo particolare, attraverso tele dai colori accesi sulle quali si scontrano materiali diversi, tutti legati all’universo femminile. L’atmosfera assume toni new age, sensazione rafforzata dal video, nel quale volti di donne si succedono sullo sfondo di una conchiglia botticelliana. Il mare fa da protagonista; eppure, nel complesso, la frammentazione dei diversi pezzi in mostra si rivela lontana da un’idea di “immersione”, sfociando in una realizzazione a tratti debole e non pienamente esaustiva circa le finalità del progetto, concepito su più larga scala.
Più convincenti i lavori della seconda sala che, seppur appartenenti a due artisti diversi, mostrano interessanti affinità, aiutate dalla vicinanza espositiva che rafforza e incentiva il dialogo.
Ruby Sky Stiler reinterpreta oggetti d’uso comune con l’intento di
personalizzarli, lavorando sulla forma e sulla scelta dei materiali. L’attaccapanni si trasforma così in un ibrido femmineo-vegetale dal marcato sapore surrealista, mentre le catene dell’installazione
Collection si rivelano leggere e plasmabili, realizzate in creta piuttosto che in ferro.
Un dark style alleggerito che trova continuità nelle opere di
Ian Cooper, incentrate sull’atmosfera da college americano. L’armadietto però -simbolo della vita del liceale e pertanto onnipresente nelle pellicole rivolte alla fascia teen- è squarciato, a dimostrare quanto sia labile il confine tra fiction e realtà. Non manca neanche il riferimento alla più classica delle leggende metropolitane, canovaccio di Wes Craven e affini: una minaccia inquietante aleggia in rosso su uno specchio frantumato, riproposto in feltro e dunque anch’esso “addolcito”. Fedeltà ai tessuti “giovani” -vedi anche l’armadietto in nylon e denim- che comporta un ammorbidirsi reale e metaforico. Una parodia leggera che si muove sul filo delle immagini stereotipate, vuote ma immediatamente riconoscibili.
Un’indagine micro-sociale che parte dal rapporto adolescenti-tv per sfociare in una riflessione sull’uso attivo e passivo di piccoli e grandi schermi. Alla ricerca di buon materiale per una nuova sceneggiatura.