Architettura e deserto sono i due elementi che caratterizzano la ricerca dell’artista angolano Kiluanji Kia Henda (Luanda, 1979), che espone le sue opere in due percorsi paralleli alla Galleria Fonti di Napoli e al Vulcano Solfatara di Pozzuoli. Le due mostre “Concrete Affection” e “A City Called Mirage” guardano al tema della città secondo due visioni complementari, da una parte come metropoli svuotata dei suoi abitanti, e dell’altra, invece, come apparizione di un miraggio nel cuore del deserto.
Kia Henda, che nel 2007 ha rappresentato l’Angola alla Biennale d’Arte di Venezia e nel 2012 è stato insignito del National Prize for Culture, ripercorre le conseguenze sociali della decolonizzazione portoghese del suo Paese, a partire dal 1975. La videoinstallazione visibile in galleria, Concrete Affection – Zopo Lady, è ambientata in una Luanda che lentamente si trasforma in una metropoli fantasma, dove la vita quotidiana si interrompe improvvisamente, nel giro di poco tempo. Ispirandosi al testo giornalistico dello scrittore polacco Ryszard Kapuscinski, Another day of life, ambientato proprio in quel periodo, il dramma della migrazione forzata viene vissuto nei dodici minuti di immagini con effetto straniante e immersivo, in cui una voce fuori campo narra la concitazione delle ultime ore, tra strade tetre e ormai invivibili. La proiezione è affiancata dalla serie 75 che, tra volumetrie scomposte, in una contrapposizione di pesi tra disegni a china e still da video, mostra gli edifici che si svuotano e le casse che si riempiono, simbolo di una nuova città nomade, in una successione ossessiva e precisa.
Sia i disegni a inchiostro nella loro scansione geometrica, sia il video con il suo racconto, sfociano nell’astrazione e nella fiction, il cui risultato delinea una «città denudata della sua memoria. Tutto quello che rimane è il suo scheletro, il grado zero della storia». Il concetto di emptiness viene ricolmato dal duplice aspetto di paura e desiderio e perpetrato dall’installazione Fortress (2014), composta da tubi in ferro, uno skyline della città miraggio, al centro del cratere del Vulcano Solfatara. Quest’ultimo intervento è parte di un progetto iniziato nel 2013, in seguito a un viaggio nella regione desertica della Namibia, al sud dell’Angola, ed è completato dalla presenza, nella “Sala del Bianchetto”, delle fotografie Rusty Mirage (The City Skyline) (2013) e dal video Paradise Metallic (2014). In questi lavori, sul confine tra lirismo e ironia, Kia Henda affronta la nascita di nuovi agglomerati di lusso, come nella provocatoria Instruction on How to Create Your Own Personal Dubai at Home (2013). Concrete Affection e A City Called Mirage sono percorsi che si intersecano nel racconto delle conseguenze del colonialismo e dell’edificazione selvaggia, accomunati dalla completa demolizione del rispetto per la natura, dei suoi “spiriti demoniaci”, e per l’identità culturale dell’essere umano.
Annapaola Di Maio
mostra visitata il 27 maggio
Dal 27 maggio al 29 luglio 2016
Kiluanji Kia Henda, Concrete Affection / A City Called Mirage
Galleria Fonti
Via Chiaia, 229 – 80132, Napoli
Info: info@galleriafonti.it – 081 411409
Orari: dal lunedì al venerdì, 11 – 14 / 16 – 20
Vulcano Solfatara, Sala del Bianchetto
Via Solfatara, 161 – Pozzuoli
Orari: tutti i giorni, 8.30 – 18.00