Quando viene intavolato un discorso sul segno e sulla luce viene subito in mente la fotografia, impronta puntuale della luce su un supporto, segno tangibile della realtà (o di una porzione di essa). In questo caso, però, a dialogare con la luce e con il campo dei segni sono una molteplicità di materiali, plasmati, scolpiti e intrecciati dall’artista svizzera Claudia Meyer. La mostra “Segni di luce”, a cura di Cynthia Penna, espone una serie di opere significative, nella quale metacrilati, allumini e pittura entrano in contatto con la consistente inconsistenza della luce. Un bagliore che spesso si ritrova proprio all’interno dei lavori, come corpuscoli di energia visibile, mentre in altre occasioni è l’illuminazione esterna a riflettersi sulle superfici modulari. Principalmente si possono individuare nell’attività di Meyer tre aspetti fondamentali. Il primo è indubbiamente la matrice di design, derivata dagli studi in tale campo operati dall’artista, che si riscontra nella forte presenza che hanno le opere nello spazio, nel loro articolarsi nell’ambiente circostante con il quale entrano in relazione, in una mutevole situazione di scambio dall’attiva luminosità vitale. Il percorso di Claudia Meyer è permeato dai luoghi in cui ha vissuto, innanzitutto dalle sue origini svizzere, alle quali continuamente rimanda la suddivisione regolare delle superfici, tratta dall’insegnamento costruttivista. Qui si può riscontrare infatti la seconda anima delle sue opere, nell’ordinato susseguirsi di linee perpendicolari, texture arricchite di volta in volta da altri elementi, discordanti e “indisciplinati”.
A partire da una certa strutturazione geometrica, Meyer interseca e a volte intreccia pittura, parole, segni e composizioni aggettanti dai contorni irregolari, fluenti, maggiormente ispirati alla natura. E se, quindi, l’armonia di base è di derivazione mitteleuropea, la liquidità di questi ultimi elementi ricorda il contatto con l’ambiente tipicamente californiano, nello specifico di Los Angeles, altro carattere intrinseco delle opere dell’artista. Come sottolinea la curatrice, «il segno appare come un aggrovigliarsi di parole, di segnali, di onde da captare e agguantare. Come i segni pittografici dei popoli primitivi, come le linee di Nazca in Perù, come la comunicazione segnica degli aborigeni australiani, quella di Claudia Meyer richiama una forma arcaica di comunicazione ma è irrimediabilmente la “sua” imprescindibile forma di comunicazione». Una modalità di espressione basata su un metodo di lavoro per sovrapposizioni, dove alla pittura, realizzata sul fronte e contemporaneamente sul retro sei supporti, si aggiungono segni grafici, immagini fotografiche, luci led, elaborazioni di elementi simil-naturali con materiali interamente artificiali, come plastiche, pneumatici e resine chimiche.
Annapaola Di Maio
mostra visitata il 18 dicembre 2016
Dal 24 novembre 2016 al 3 gennaio 2017
Claudia Meyer, Segni di luce
Villa di Donato
Piazza S. Eframo Vecchio – 80137, Napoli
Orari: su prenotazione
Info: info@art1307.com