Doppio omaggio all’artista fiorentina Isabella Gherardi, che alla Fondazione Morra (Napoli) e alla Galleria Paola Verrengia (Salerno), presenta due diversi nuclei di lavori che costituiscono la mostra “Photogenic”.
L’esposizione napoletana si apre con un’installazione che vede affiancarsi un “faro”, costituito da rocchetti per filati, e un gabbiano: due simboli, l’uno assolutamente naturale e libero da legami terreni, l’altro carico di artefatta magia e reali significati, che qui assumono la medesima dignità figurativa.
Una teoria di colonne dall’acceso cromatismo invade un altro spazio: i rocchetti di plastica colorata vengono impilati e perdono l’utilità originaria, per diventare “idoli”, evocazioni di un mondo e di una città (Napoli), dove tutti i colori e le razze possano fondersi. Attraverso l’architettura di colonne si vedono delle fotografie: riprese di figurazioni urbane, murales metropolitani, nettamente riconoscibili al livello cognitivo, seppure alterati dalla fotografia che ne cambia i connotati e li rende protagonisti di una raffigurazione.
Vi è poi una serie di ritratti realizzati ad acquerello: una tecnica, leggera, aristocratica e difficile perché impossibile da correggere. Con questa tecnica Isabella ritrae dei volti, finché in una serie di opere l’acquerello subisce una trasformazione, ed è come “tatuato” da graffiti che casualmente “decorano” i basamenti dei monumenti equestri di Piazza del Plebiscito. La Gherardi opera una sintesi tra i graffiti fotografati e gli acquerelli. Attraverso l’intensità degli sguardi si intravede un percorso mentale. La sovrapposizione e la sintesi dei soggetti e delle parole scritte rimanda all’idea di Napoli come città stratificata.
La galleria salernitana, invece, è stata trasformata dalla presenza di una barca di legno ripiena di arance, su cui si ergono, come vedette, dei gabbiani. Un altro omaggio ad una città, “Salerno, una città nata dal mare e sul mare, con una natura rigogliosa che invade con i suoi colori”. Qui la Gherardi presenta le foto della serie “Still Life”, in cui la natura morta si configura attraverso oggetti appartenenti ad una realtà artificiale, che, paradossalmente, acquisiscono vitalità attraverso la fotografia. Si tratta di costruzioni, di creazioni caratterizzate da oggetti d’uso comune, seppure anomali nella rappresentazione quotidiana; elementi aggregati a realizzare una rituale composizione. Citando Courbet la Gherardi propone la sua “Origine del Mondo”: un’allusione di voluttuosa eleganza, data da un groviglio di petali di rose rosse, simbolo della passione, ma anche di una sensualità riferita alla creazione, che si configura in un ovale, dato dall’apertura di una scatola di kleenex, un oggetto consueto che si trasforma in metafora di un’idea legata
tiziana di caro
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