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Ritorna, con la consueta eleganza e megalomania espressiva, l’artista newyorkese Lawrence Weiner (1942), autore di memorabili installazioni a parete, la cui capacità comunicativa lo ha reso in qualche modo storico, immediatamente riconoscibile nello stile chiaro e imponente. I testi che propone sono scritti nella lingua madre del luogo che lo ospita, l’idioma del muro mantiene così un buffo patriottismo. L’obiettivo è naturalmente una chiarezza divulgativa che è alla base dell’arte concettuale, l’ovvio assunto che il concetto sia comprensibile, che abbia l’effetto di una scritta sul muro, che blocchi il passante per e in un attimo.
Le sue opere di puro linguaggio sono il frutto di un lavoro radicale della mente dell’artista, che silenziosamente stabilisce i limiti e le possibilità della sua opera, la cui realizzazione è una conseguenza naturale e non necessaria. C’è, in questa figura, in quello che le sue opere vorrebbero significare, molto più dell’idea semplice e pur vera del costruttore, dell’artista da utensile che compone fisicamente l’opera in questione. Weiner compie questo affascinante passo ulteriore, avendo sempre con sé qualcosa da dire, un contenuto che stranisce ma compiace il visitatore, rendendolo parte integrante di un mutamento di intenti, di ideali, che gli sono propri.
Si tratta di un lavoro sul linguaggio, sul frammento scritto, talvolta scevro di significato, che si accorda perfettamente con il panorama sconfinato di citazioni che ci si parano davanti, senza tregua, in una fase della storia che sembra potersi affermare specialmente attraverso le parole di altri, spezzoni sradicati dal contesto, anomali e mutilati, di cui non si è fruitori bensì funzionari, al servizio di un linguaggio che si costruisce da solo, come macchina, elemento tecnico senza cuore.
È facile, allora, immaginare come questi pezzi di una scrittura cacofonica possano essere ripresi, riadattati in luoghi diversi, sopra immagini ulteriori, secondo il gusto di chi se ne appropria voracemente, seguendo il ciclo del linguaggio che sopravvive di passante in passante, di funzionario in funzionario, di servitù in servitù.
Elvira Buonocore
mostra visitata il 22 febbraio
Dal 20 febbraio al 2 aprile 2016
Lawrence Weiner, Used as other than itself
Galleria Alfonso Artiaco
Piazzetta Nilo, 7 – 80134, Napoli
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 20.00
Info: info@alfonsoartiaco.com