Prima personale a Napoli per Davide Cantoni (1965), artista milanese trapiantato negli Stati Uniti. Le grafiche di Cantoni sono eseguite trasferendo su fogli di carta velina i contorni di immagini prese dalle pagine del New York Times. Successivamente, con una lente d’ingrandimento, l’artista direziona i raggi solari sul disegno tracciato precedentemente, ne ripercorre i contorni, li tatua in maniera permanente suoi fogli. Cantoni permette così a queste immagini, destinate ad un consumo veloce, di acquisire una nuova, perenne memoria. E dichiara: “scelgo volutamente immagini in cui il disagio tra chi guarda e chi è guardato è tangibile, e le persone fotografate sembrano osservarci a loro volta”.
La mostra è divisa nei due ambienti della galleria. In una stanza sono esposte le opere “bruciate”, mentre nell’altra le tele, “bianchi” acrilici dai didascalici ed inequivocabili titoli (Corruzione in Perù, G 8). Anche i dipinti si ispirano in gran parte alle immagini pubblicate dai quotidiani, insieme ad altri più astratti, come l’acrilico Folie in cui le qualità figurative sono “orientabili”. Allo spettatore è richiesto di focalizzare con attenzione le qualità fisiche di queste opere, la cui visione non è immediata. E’ necessario cambiare più volte posizione per trovare il luogo giusto da cui cogliere l’immagine, che ad uno sguardo veloce rimane celata.
Le forme appaiono, variano, si rivelano lentamente alla realtà. In questo modo l’artista riesce, come nei disegni bruciati, a centrare l’attenzione su alcuni episodi contemporanei e a sottolinearne l’importanza, affinché non svaniscano dalla memoria. Sono opere che legano il radicalismo dello sguardo all’etica, progetti sperimentali che creano un’armonia insospettabile tra l’oggetto d’arte e il quotidiano.
Senza inutile retorica l’artista interpreta sensazioni intime e personali facendo dei propri lavori una sensibile testimonianza del nostro tempo. Una curiosità che aiuta la lettura della mostra. Il cognome dell’artista è tristemente famoso: sua sorella Clementina Cantoni, operatrice umanitaria, fu sequestrata a Kabul nel maggio scorso e rilasciata dopo alcuni mesi. Il destino ha già incrociato, come in un gioco cattivo, le opere di Davide Cantoni con la sua vita vissuta.
lino sinibaldi
mostra visitata il 28 ottobre 2005
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