Da tempo Bruno Di Bello avrebbe voluto realizzare al Museo Archeologico di Napoli una mostra in cui il passato potesse incontrare il futuro. Qualche mese fa, la curatrice ha proposto l’idea al MANN, «la cattedrale di molte fedi», dove ogni mese migliaia di persone compiono un pellegrinaggio. Il risultato è stato “Digitale/Archeologico”, mostra in cui Di Bello espone tre grandi polittici di geometrie digitali, ognuno di 6 metri ed esposti su altrettanti pareti.
L’artista è conosciuto come un protagonista del Gruppo 58, sostenitore di una pittura nucleare, con una spiccata attenzione per il segno e le sue combinazioni sia in ambito pittorico che fotografico ma non si può dire che Di Bello consideri un feticcio il fatto a mano. Convinto che la tecnologia digitale salverà la capacità artigianale, perché separa il processo creativo dal lavoro noioso della produzione e offre facilità di personalizzazione, «Non dovremmo rimpiangere le nostre abilità, perché in ogni momento storico si presentano nuove abilità e nuove occasioni», ci ha detto.
Le tele in esposizione, anche sul piano concettuale possono definirsi site-specific, sono disegnate, digitalizzate al calcolatore, fase in cui l’artista ha perfezionato i colori, poi sono state tessute su un enorme telaio computerizzato.
Bruno Di Bello, Archeo Tre, 2017, foto di Angelo Marra
Tre polittici per tre storie, ciascuna realizzata per raccontare ciò che si svolge dietro l’opera. In Archeo uno i canoni e i tabù dell’architettura e dell’arte tradizionale sono superati da moderne geometrie, derivate da nuove teorie matematiche. Forme singolari combaciano perfettamente con gli incavi della volta della sala. Un movimento vorticoso, intenso e continuo, una danza di colori per una geometria artificiale simile a una naturale conchiglia serpentìcona. In Archeo due, colori psichedelici rubano lo sguardo dell’osservatore ma solo quello particolarmente attento avrà notato che il colore predominante è il verde, come quello di un vaso semi fuso dalla lava che travolse Pompei. «Sono nato a Torre del Greco, alle pendici del Vesuvio. Da bambino ho visto l’ultima eruzione, lingue di lava scendevano a valle e la speranza di sopravvivere si fondeva con il terrore nella gente» ha commentato Di Bello. Infine, in Archeo tre, non mancano figure circolari turbinose che sorprendono la vista con un festevole avvicendarsi di luci e di colori, nero, blu, verde ma il colore predominante è il rosso pompeiano. «La mia storia è in questo luogo. Mi ricordo che qualsiasi scavo si facesse nelle mie zone era l’occasione per estrarre dalla terra reperti archeologici». Il progetto espositivo è completato e arricchito da un video del pluripremiato Roberto Paci Dalò, visibile per tutta la durata della mostra.
Danilo Russo
Mostra visitata l’11 novembre
Dall’11 novembre 2017 al 3 dicembre 2017
Bruno Di Bello, Digitale/Archeologico
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Piazza Museo 19 – 80135, Napoli
Orari: dalle 9 alle 19.30; martedì chiuso
Info: 081440166