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Graphite è il titolo di un gruppo di sculture inedite di Vincenzo Rusciano, presentate negli spazi della galleria Nicola Pedana di Caserta. Un’opera per certi versi contraddittoria, in cui la frammentazione classica si mescola con gli oggetti usuali dell’archeologia a cercare un dialogo quanto mai impertinente. Lacerti di scultura e parti di oggetti convivono per attrito, restituendoci una sorta di prospettiva immaginativa decisamente metafisica, un dialogo tra elementi e cose che non riescono a stabilizzarsi in una dimensione certa ma soltanto ritrovare un momento provvisorio tra un procedere che si addensa nel presente e subito svanisce nel passato. Insomma, un raccordare per frammenti inusuali, recuperandoli dall’oblio di una rovina annunciata e poi proporli con cura in un’altra possibile dimensione, quella più fattibile del contrasto e della riflessione tra momenti temporali incongruenti, diametralmente opposti che si intrecciano tra loro a definire un ipotetico dialogo tra le parti.
La recente produzione di Vincenzo Rusciano nasce proprio da questi precari rimandi temporali tra presente e passato, tra archeologia e recupero della storia dell’arte, una sorta di duro confronto corpo a corpo, a tentare di definire una dimensione seppur frammentata del presente. Secondo Alberto Zanchetta, «negli ultimi anni la ricerca di Rusciano si è incentrata sulla ripresa e il rifacimento delle macerie dell’antico. L’artista cerca cioè di ridare vita a ciò che si è perso attraverso una ipotetica conservazione del nostro patrimonio artistico in cui i “reperti” vengono amalgamati con gli strumenti del lavoro – quello di scultore e di restauratore – che convivono assieme e vengono a formare un tutt’uno con le casse da imballaggio che dovrebbero proteggere le opere stesse».
Frammenti dunque di un insolito pensare, assemblati assieme provvisoriamente su basamenti e casse per ricreare momenti della storia dell’uomo che Rusciano chiama comunemente “Skyline”. Paesaggi della memoria perduta, in una condizione contaminata tra tempo reale e passato, una sorta di metafisica del quotidiano e dell’antico che si evolve e, al contempo, regredisce nel presente consegnandoci tracce e filamenti di una finzione sospesa.
Da diverso tempo l’oggetto dell’indagine artistica di Rusciano è ossessivamente il tempo, un tempo non lineare ma contraddittorio e ambiguo che traduce umori e incarna momenti provvisori della memoria, tra un passato che si coagula e confluisce nel presente creando una sorta di beffardo cortocircuito delle parti, un insolito black-out che incombe su frammenti di rovine recuperate e conservate dall’artista con cura. Un procedere, quindi, in profondità e per attrito delle parti, come fa l’archeologo e anche l’artista, nel tentativo di dare un senso più concreto al proprio agire.
In questo orizzonte incerto degli opposti contraddetti, frammenti di scultura e di cose affiorano e convivono assieme, una parte di un busto, un modellino di una casetta, dei quadranti, un frammento di viso e persino un anonimo bidone, racchiusi in casse di raccolta, presenze mute di una ricerca tridimensionale destinata al puro sentire mentale e ridotta a pura essenza, che cerca di intrecciarsi con l’ambiente e con la memoria. Rimane sui muri del presente soltanto l’ombra labile di un paesaggio immaginato, destinato forse per un ultimo museo della conservazione e del futuro, che non riesce ancora a definirsi a causa dell’incoscienza e della precarietà dell’uomo d’oggi.
Sandro Bongiani
Mostra visitata il 12 dicembre 2018
Dal 6 dicembre 2018 al 30 gennaio 2019
Vincenzo Rusciano, Skyline
Galleria Nicola Pedana
Piazza Giacomo Matteotti, 60, Caserta
Info: gallerianicolapedana@gmail.com