Il modo in cui una parola o un’immagine sono correlate al loro contenuto non è lo stesso: mentre è ovvio che un termine ha una relazione solo convenzionale con il vero oggetto (referente), il segno visivo sembra invece avere una somiglianza oggettiva. Ann Lislegaard indaga da sempre il rapporto che intercorre tra parola e immagine allo scopo di trovare una nuova connessione tra pensieri e oggetti o di creare un incessante gioco verbale in cui è l’immagine a generare la parola e viceversa. Questo “piazzamento” le dà modo di dimostrare che non c’è gerarchia tra significante e significato. Guardando uno dei suoi video proiettati in forma di trittico ci rendiamo
articoli correlati
Fiere resoconti – Art Rotterdam -Cruise terminal, Rotterdam
Le Repubbliche dell’Arte – Paesi Nordici Interferenze
maya pacifico
mostra visitata il 14 marzo
La proposta culturale della Fondazione Musei Civici di Venezia si estende nell'entroterra, trasformando Mestre in un nuovo polo culturale
Il direttore creativo Francesco Dobrovich ci racconta la settima edizione di Videocittà, il festival che anche quest’anno accende la più…
Nella suggestiva Maison a Saludecio, Casati e Archivio Paolini, fucine del Rinascimento Culturale italiano per la tutela del patrimonio contemporaneo…
Intervista al Consigliere d’Ambasciata Marco Maria Cerbo, che ci ha raccontato la storia dei siti Unesco, dei panda cinesi e…
A Siena, la galleria Fuoricampo, il Museo di storia naturale e l’orto botanico sono le sedi di una mostra diffusa…
Torna a ottobre l’appuntamento con i giganti Frieze London e Frieze Masters, a Regent’s Park. Sguardo a gallerie, sezioni, temi…
Visualizza commenti
Raucci/Santamaria più che una galleria sembra una portaerei temporaneamente parcheggiata a Napoli.
Ci puoi vedere questo e poi quell'altro artista straniero, tutti rigororosamente già formati, autonomi e indipendenti.
In città la galleria non ha mai messo radici, se non ricordo male hanno cominciato a lavorare agli inizi degli anni 90, siamo nel 2003 e non sono ancora riusciti a creare nulla che abbia un vero rapporto con la città in cui vivono e lavorano.
Chiariamoci, non che una galleria sia obbligata a farlo, ma così facendo del loro lavoro nel futuro non resterà nulla.