Cronaca di un video-rapimento pittorico: i Patafisici Partenopei impaludati in tuniche nere brandiscono le loro pennellesse verdi formando un cerchio intorno al sequestrato Errico Ruotolo (Napoli, 1939), forse colpevole di aver ceduto alle lusinghe della recente attività grafica. Incastrato dal filmato della suddetta performance, ma alla fine scagionato per insufficienza di prove in occasione della retrospettiva organizzata alla Fondazione Morra dove erano presenti soltanto dodici disegni, Ruotolo espone per la prima volta negli spazi della galleria di Franco Riccardo una sessantina di opere grafiche realizzate negli ultimi cinque anni della sua polimorfica carriera. L’operazione complessiva lungi dall’essere un mero aggiornamento culturale in differita, rivela tutte le sue linee di forza nella capacità da parte dell’artista partenopeo di sintonizzarsi in diretta con l’immaginario mediatico contemporaneo. Con un occhio rivolto alle immagini dei grandi network televisivi e l’altro pronto a condensare sul foglio i segni della disfatta collettiva, lo strabismo dell’attività grafica traduce l’urgenza del gesto laddove la pratica plastica e pittorica richiedono strutturalmente tempi di preparazione e realizzazione più lunghi. Se il disegno riesce a tagliare il traguardo del (non)finito prima delle arti sorelle (tecniche tutte già praticate da Ruotolo), la velocità esecutiva dell’operazione abbozzata o compiuta che sia, comport
Nella serie Memoria, dedicata al genocidio ebreo, i binari e le gallerie dei treni di deportazione, minacciose come bocche di forni crematori, si alternano a quelle di ritratti sfaldati dalle dimensioni di un francobollo. A volte i segni grafici trovano una collocazione quasi ordinata sul foglio come in una tavola della serie Islam dove i primi piani delle donne vengono accostati ai ritratti dei mariti andati “a cuor leggero” al martirio. Altre volte i segni si moltiplicano e stretti nello spazio del foglio sembrano saturare il campo visivo, come nell’incisivo quanto inquietante Summit di maschere Errico Ruotolo sceglie spesso la strada dell’accumulazione disordinata: si veda il disegno escatologico Territori contesi, dove le vittime bipartisan del conflitto israelo-palestinese gravitano contorte sul foglio intorno ad alcune macchie di china che sembrano quasi risucchiarne i corpi inerti. Al visitatore non resta che accettare l’urgenza di questo gesto denso e febbrile riportato su carta in una matassa segnica inestricabile che sembra vivere nell’inquietudine del presente e nel suo doppio televisivo.
giuseppe sedia
mostra visitata il 2 aprile 2006
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…