John Pilson è nato a New York dove vive e lavora. Da impiegato modello si è trasformato in artista che, come un turista, videocamera digitale al collo, immortala e sconvolge la fredda realtà del lavoro di ufficio nelle grandi città. Lo scorso anno, ha presentato al P.S.1 nella mostra ‘Greater New York’, e poi a Napoli, sempre da Raucci/Santamaria, il video in bianco e nero ‘Interregna’.
A gennaio, un nuovo video dal titolo ‘Things in space’ da Milleventi a Milano. E’ presente alla Biennale di Venezia, dove, in questi giorni, gli è stato assegnato uno dei Leoni d’oro per i giovani artisti. A Napoli presenta il video ‘Above the Grid’ e alcune fotografie tratte da ‘Interregna’. Il video ci fa assistere ad una pantomima in cui i protagonisti reagiscono in maniera nevrotica allo spazio dell’ufficio. Pilson associa il moto continuo di palline che entrano ed escono da corridoi ed ascensori alla frenetica e pur monotona vita degli impiegati. Colpisce, inoltre, in questo video, il continuo raffronto tra spazio interno ed esterno che rileva l’impossibilità di liberarsi da una condizione di appiattimento che la società ci impone. A sottolineare ciò, l’artista, come già aveva fatto in ‘Interregna’, propone, come unica via di scampo, le insegne luminose con la scritta Exit, l’uscita.
Anche Torbjorn Vejvi pone i volumi al centro delle sue sculture, esasperandone però la forma geometrica e focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti problematici dello spazio. In mostra esposte scatole di cartone rivestite in lino nel cui interno sono rappresentati con rigore formale viali alberati. Tridimensionalità ed implicite valenze sociali sono parte integrante delle sue opere con riferimenti che derivano dall’astrattismo; uno stadio è geometrizzato al punto da definire le connessioni tra le linee che delimitano l’azione dei soggetti agnenti all’interno del campo di gioco e quelle che individuano gli spazi degli spettatori. L’ironia ed il gioco quindi si intrecciano tra loro e producono segnali che fanno ridiscutere l’infelicità e la problematica degli spazi postindustriali, scontrandosi quindi con i sostenitori dell’ambiente naturale.
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Ramona Cuocolo (ha collaborato Manuela Esposito)
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Ho visto sia a Venezia (Biennale) sia a Firenze (Boom!) il lavoro di questo ragazzo. Reputo eccellente.