Il lavoro di James Brown è associato di solito al graffitismo americano, ma più precisamente a quel momento in cui, insieme a Jean-Michel Basquiat, il graffito passa alla pittura. E proprio nei lavori recenti dell’artista stupisce, oltre che il valore simbolico affidato alla forma, anche la qualità espressiva del supporto stesso: perciò la tela sembra vivere e comunicare in assoluta simbiosi con il segno.
In occasione della rassegna Le verità svelate, un ciclo di interventi ispirati alla figura mitica di Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, sul tema della trasformazione e della metamorfosi alchemica, questo artista americano ha presentato, in contemporanea alla Galleria Scognamiglio ed alla Cappella San Severo, un silenzio
Così ci si chiede quando e cosa abbia aggiunto l’artista a quelle immagini dal momento che ogni segno sembra parte assoluta di un tutto e non si distingue più il prima o il dopo della creazione. Così come per il Cristo Velato della Cappella che si intravede, come in trasparenza, da sotto un velo e non si sa se la statua sia stata scolpita già con questo
In questo mistero il tempo scompare per far posto alle contraddizioni, alle inquietudini del meraviglioso. Il naturale, familiare e vicino si confonde col soprannaturale, il diverso, l’altro da noi.
Protuberanze dai colori indecisi, pastello e smalto, si affacciano nello spazio della galleria; protomi animali, umani o alieni. E se ci si immagina in quei luoghi smarriti dipinti da Brown, tra cellule, satelliti e caos, ci si trova chissà se dispersi dentro le nostre stesse macchine anatomiche o lontano tra galassie e nebulose.
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