Si percepisce una piacevole sensazione di familiarità di fronte alle tele di Ivan Malerba (Napoli, 1972; vive a Glasgow) esposte nello spazio di via Santa Brigida, che lo ospita per una seconda personale a distanza di cinque anni. È come se un amico ci schiudesse la sua scatola dei ricordi, mostrandoci le immagini che custodisce, svelandoci i contesti e i retroscena di quegli attimi indimenticabili.
Ed ecco che un racconto trasparente e schietto si anima sulle pareti della galleria, emergendo da piccole tele dipinte ad olio, talvolta con tratto sintetico e veloce talaltra con pennellate minuziose e analitiche. Soggetti scelti con semplicità ma non con semplicismo –un cane dall’eccentrico copricapo, un uccello appollaiato su un ramo, un gatto adagiato sul davanzale, una delicata statuina di porcellana e ancora, ritratti e autoritratti, scorci di paesaggi scozzesi, danzatori immortalati in un pas de deux– diventano protagonisti di una pittura vibrante. Che vuole restituire un’emozione a chi, da spettatore, ri-vive l’istante in cui quella visione si è sedimentata nella mente dell’artista trasformandosi in ricordo, per poi vivere di vita propria. Svincolatosi dalla ricerca della “tematica”, del “soggetto” e da un forzato concettualismo percepibile, in parte, nella produzione precedente, Malerba dimostra oggi -nei suoi recent paintings– un’acquisita maturità e soprattutto una profonda consapevolezza di cosa rappresenti per lui il medium pittorico: un veicolo di comunicazione privo di diaframmi e di filtri, se non quelli di una personalissima rielaborazione della realtà condotta attraverso il disegno e il colore.
Libertà espressiva, immediatezza di linguaggio, spontaneità creativa –sebbene raggiunta per mezzo di un’elaborazione pittorica “lenta e caotica”– costituiscono la cifra del figurativismo del giovane artista napoletano che attinge i suoi spunti creativi da un ampio range di situazioni. Che nascano guardando una foto, sfogliando un catalogo, oppure passeggiando nella natura o visitando un museo e una galleria non ha importanza, ciò che conta è che quelle immagini diventino significative al punto di dettare un’urgenza, quella di essere sottratte al logorio del tempo. Un lavoro intriso di autobiografismo dunque, quello di Malerba, che si dona al fruitore senza mediazione e senza remore, che fuga la paura di mettere a nudo uno sguardo soggettivo sul mondo. E a rafforzare l’idea di una pittura giocata sulla tematica intimista contribuisce l’uso rigoroso di tele di formato ridotto che, come un insieme di istantanee, riempiono le pagine di un personale album fotografico, da mettere in valigia e portare in giro per il mondo. Alla ricerca di nuovi vissuti da ricordare e da trasporre nel quadro.
mara de falco
mostra visitata il 25 maggio 2007
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complimenti ancora: tutte opere di grande livello
mi sembra proprio non veritiera questa recensione. ho visitato la mostra ed ho trovato un malerba senza qualità e senza più cose da dire.
un amico di malerba, anche tu?
un'opera d'arte può essere facilmente interessante, pur non dando brividi a fior di pelle. A volte anche l'intelletto vuole la sua parte. Bravo Malerba.