Entrando al Tennis Club Petrarca, un angolo appartato nel quartiere di Posillipo, dove sono esposti gli acquerelli di Feruccio Orioli, si è condotti dal racconto dell’avventura di una foglia di Ficus Elastica, che interloquisce con l’autore per tutta la durata del suo ciclo vitale, 26 stati, ironica metafora della vita e della sua fine. Levità è la cifra del lavoro godibilissimo di Orioli che inaugura una mostra sul “verde” e sul suo possibile sviluppo nella composizione essenziale della forma di una foglia di Ficus. Tratteggiate con studiata sapienza a tocchi di acquerello nelle diverse sue fasi di decomposizione, le tonalità dal verde intenso e brillante della sua fase giovanile lentamente si orientano verso un colore giallastro attraversato da venature clorofilliane ancora verdi, gemiti di vita che fino al termine del ciclo vitale della foglia con essa lentamente svaniscono. Già nella letteratura classica scrittori come Esopo e Fedro posero come al centro delle loro favole la natura nel suo aspetto animale e vegetale, mentre hanno riflettuto sul tema della caducità della vita filosofi come Seneca nel De brevitate vitae o artisti come Caravaggio che, a fine Cinquecento, ha rappresentato la decomposizione come simbolo della finitudine dell’uomo nella sua celebre Canestra di Frutta. Un topos classico come la caducità è reso perfettamente dal soggetto della rappresentazione: una foglia di ficus elastica che assiste, giorno dopo giorno, al processo inesorabile del suo avvizzirsi e ne commenta gli stati insieme all’autore che con essa interloquisce in un dialogo divertente e paradossale come la vita, fatta di odori, sapori e colori.
Proprio da una ricerca sul colore è nato il progetto espositivo di Orioli che ci racconta come avesse scelto una foglia di Ficus per provare con l’acquerello varie tonalità del colore verde brillante che la contraddistinguono e come, nel procedere dei giorni, mentre assisteva al progressivo ingiallirsi della foglia contro cui non poteva fare nulla, all’inizio si sentisse “tradito” dalla caducità della materia che, però, ha portato all’idea del dialogo.
Ed ecco che troviamo la foglia intenta a chiedere all’autore perché sia stata staccata dal ramo e cosa potesse significare il progressivo allentarsi delle sue venature sempre meno elastiche. Oppure, eccola apparire rifugiandosi a coprire il pube di una donna, pur di distrarsi dal lento ma inesorabile processo di invecchiamento, di cui Ferruccio Orioli la invita a sorridere come è riuscito a far riflettere sorridendo i suoi osservatori. Infatti se provi a parlare con lei ti accorgerai che: «Potrebbe parlare del traffico, della viabilità delle città, dei lunghi viali. Delle radici che hanno deformato l’asfalto. Dei balconi così vicini. Di notte non dorme, potete rimanere svegli fino a tardi. Tuttavia, di mattina, la vedrai più fresca di te», recita la prefazione di Mario Francesco Simeone, autore di “Una volta ho preso un caffè con una foglia”, testo che accompagna una splendida quanto elegante raccolta di cartoline che riproducono gli acquerelli, pubblicate in un libretto a edizione limitata a margine dell’esposizione.
Anna Di Corcia
Mostra visitata l’8 giugno
Dall’8 giugno al 30 giugno 2017
Ferruccio Orioli, C’era una foglia
T.C. Petrarca
Via del Marzano, 7- Napoli
Orari: lunedì e giovedì, dalle 10 alle 20
Info: 081 7690161