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Se nel Barocco la perfetta forma spiraliforme della conchiglia ha ispirato fantasiose sculture e architetture, successivamente l’evoluzione scientifica e tecnologica ha reso possibile analisi più dettagliate del mondo organico, aprendo la strada a composizioni via via più astratte. In questo senso, l’ultima produzione di Kandinsky sul finire degli anni ‘30 viene sicuramente influenzata dalle minuscole espressioni vitali delle coste marine, realizzando piccole e fragili forme che ricordano una visione ingrandita al microscopio. La mostra “Il Paesaggio invisibile” in corso presso la galleria napoletana Raucci/Santamaria, prende le mosse da una vicenda simile, quella delle ricerche scientifiche che l’artista Vincenzo Jerace effettua sul finire dell’Ottocento. Affascinato dal mondo delle creature invisibili che popolano le acque, realizzò sculture e disegni ispirati dai radiolari, microrganismi primordiali che ebbe l’occasione di studiare presso la Stazione Zoologica Marina Anton Dohrn di Napoli. Dai suoi primi bozzetti realizzati a partire dal 1883, prendono forma negli anni a venire opere dall’impronta zoomorfica, come le Radiolarie, vasi dei quali alcuni esempi sono presenti in mostra. A primo sguardo non si direbbe che questi oggetti possiedano più di un secolo di vita, la loro struttura bizzarra potrebbe essere accostata ai più recenti esempi Liberty o del design contemporaneo. Proprio in ragione di ciò, attorno all’esposizione delle opere di Jerace gravitano le sperimentazioni di sei artisti internazionali: Patrick Hari, Merlin James, Tim Rollins and K.O.S., Cheyney Thompson, Pedraig Timoney e Josh Tonsfeldt.
Exhibition view of “Il Paesaggio Invisibile” – 2017 – Galleria Raucci/Santamaria Napoli – Courtesy Galleria Raucci/Santamaria Napoli/Milano – Foto Amedeo Benestante Napoli
Il tratto che accomuna tali esperienze, almeno in apparenza eterogenee, è la fase processuale che porta alla produzione delle opere, talvolta resa esplicita anche nel risultato finale. Come nella tela dello statunitense Timoney, Radulla Patella X Loads (2017), nella quale sono chiaramente visibili le sovrapposizioni pittoriche letteralmente corrose dagli agenti chimici del rivelatore fotografico. Meno evidenti, invece, sono i procedimenti celati nei paesaggi di James, dalle sembianze eccessivamente “classiche” ma che sono il prodotto di sovrapposizioni, assemblaggi e rifacimenti che l’artista arbitrariamente apporta durante gli anni. Una stratificazione che, nelle opere di Tonsfeldt, si realizza in un sottile gioco tra immagine fotografica e scultura, con l’utilizzo della millenaria tecnica del calco in gesso e degli schermi dei dispositivi elettronici, croce e delizia dei nostri giorni, i quali, in questo caso, occultano le immagini poste al di sotto di essi. Sul filo dell’ambiguità si muove invece la ricerca dell’artista di origini brasiliane Hari, il quale racchiude oggetti casualmente accostati in teche, con un fare decisamente dadaista. A catturare l’attenzione sono i suoi acquari, dalla serie Untitled (Ligo) (2017), in cui miniature inusuali di arredi e altri utensili lentamente si deteriorano in una soluzione salina, andando a formare composizioni imprevedibili. Casualità che nei dipinti di Thompson non è decretata da agenti chimici ma da una fortuita stesura di colore calcolato minuziosamente in partenza dal computer. A svettare, infine, è l’enorme “IM” di Invisible Man (after Ellison) (2010), prodotto dell’intenso lavoro processuale che Tim Rollins da anni realizza insieme ai Kids Of Survival.
Annapaola Di Maio
mostra visitata l’8 giugno 2017
Dal 25 maggio al 30 giugno 2017
Patrick Hari, Merlin James, Tim Rollins and K.O.S., Cheyney Thompson, Pedraig Timoney, Josh Tonsfeldt, Il Pesaggio Invisibile
Galleria Raucci / Santamaria
Corso Amedeo Di Savoia Duca D’aosta, 190 – Napoli
Orari: dal martedì al venerdì, dalle 15 alle 18.30
Info: info@raucciesantamaria.com